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La salute di Benedetto XVI:la sedia a rotelle e poi la scelta

L'aggravarsi dei problemi di cuore e un mancamento di pochi giorni fa avrebbero accelerato l'addio

Nicoletta Orlandi Posti
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di Caterina Maniaci Benedetto XVI non ha particolari problemi di salute, viene dichiarato ufficialmente da tre giorni, cioè dal momento dello storico annuncio delle sue dimissioni. Ma in Vaticano e fuori dal Vaticano si accavallano, sempre più insistentemente, le voci di un ben più serio aggravamento delle sue condizioni. Il fatto che il Pontefice  abbia  recentemente subito un intervento per la sostituzione delle batterie al pacemaker, «che aveva da lungo tempo», è stata valutata come «un intervento di routine», ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana,  padre Federico Lombardi, che ha ribadito: «Non si è trattato di un intervento rilevante, anzi assolutamente normale e di routine», e che «non ha avuto nessun peso nella sua decisione», presa invece per la «percezione delle forze che diminuiscono con l'avanzare dell'età».  Benedetto XVI, del resto, come ha ricordato sempre  padre Lombardi, aveva il pacemaker già da prima del pontificato, da quando era cardinale. Il recente intervento è avvenuto tre mesi fa nella clinica romana Pio XI. Secondo  fonti mediche vicine al Vaticano, Ratzinger utilizza da molti anni un pacemaker per sostenere il cuore e per aiutarlo anche nelle crisi respiratorie, causate dall'insufficienza del battito. Sarebbe proprio questo disturbo, chiamato cuore polmonare ad aggravare la spossatezza. Il suo stato non sarebbe grave,  ma in questi casi è sconsigliata una attività intensa. Mentre è evidente che l'attività di un Pontefice non si può certo considerare semplicemente intensa, ma molto più che stressante.  Ed è noto che proprio i medici gli avrebbero vivamente consigliato di evitare i viaggi. Si sono poi registrati, soprattutto negli ultimi mesi, alcuni episodi più allarmanti, come mancamenti, incapacità di proseguire nella lettura di discorsi, qualche caduta.  Qualcuno racconta anche che, durante una celebrazione nei giorni scorsi, a Roma, il Pontefice si sarebbe sentito male e e sarebbe stata presa la decisione di trasportarlo con una sedia a rotelle. Nei commenti delle ultime ore ci si accanisce a scrutare il volto del Papa, che ieri è tornato in pubblico, a cogliere i segni della sua stanchezza, della sua sofferenza. Si guarda al suo passo faticoso, al suo spostarsi sulla pedana mobile. In molti, tra esperti della prima e dell'ultima ora, si dicono convinti che le condizioni fisiche del Pontefice siano molto più gravi di quanto sia stato dichiarato ufficialmente. «Potrebbe essersi convinto che le sue condizioni possano degenerare in modo drammatico», spiega un prelato vaticano, secondo il quale «l'accusa di non avere avuto il coraggio che fu di Giovanni Paolo II di portare fino in fondo la propria croce, invece mi sembra debba essere rovesciata: davanti alla realtà di una sofferenza totalmente invalidante, e con il rischio di una guida inefficace della Chiesa in un momento tanto difficile, Benedetto XVI non avrà voluto voluto rischiare di ripetere quella situazione, magari in condizioni ancora più gravi».  Del resto  un Pontefice che cominciasse ad avere problemi di salute finirebbe inevitabilmente per regnare «a mezzo servizio» e proprio gli anni della malattia di Giovanni Paolo II hanno visto emergere l'importanza e il peso dei collaboratori più intimi di Wojtyla: in primis dal fedele segretario Stanislao Dziwisz, dai suoi detrattori chiamato «il Papa ombra».

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