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La Corte dei Conti dà ragione a Silvio e Gramellini si infuria: "Sono solo giudici agghindati"

Massimo Gramellini

Il condono si può fare. Monti ha fatto male. Le "sentenze" della Corte fanno infuriare Gramellini che attacca le toghe. E' finita la luna di miele

Ignazio Stagno
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La Corte dei Conti lo ha detto chiaramente: il condono proposto da Berlusconi si può fare e sarebbe un bene. "Il condono fiscale — ha detto il procuratore generale della Corte, Nottola — ha la ragione di deflazionare il contenzioso e realizzare introiti in tempi rapidi che difficilmente potrebbero essere realizzati, le motivazioni sono abbastanza intuitive e fondate. Se funziona o meno, dipende dalle leggi". Insomma chi deve vigilare sui conti pensa che la strada proposta dal Cav sia opportuna. Altra colpa della Corte: aver demolito il governo Monti. Il presidente Luigi Giampaolino durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario ha affermato: "Il ricorso ad aumenti del prelievo tributario forzando una pressione fiscale già fuori linea nel confronto europeo e favorendo le condizioni per ulteriori effetti recessivi". Il Loden secondo la corte ha portato solo recessione. E allora, per una volta le penne "rosse" si ribellano alle toghe. A farsi portavoce dell'attacco alla Corte è Massimo Gramellini, che nel suo "Buongiorno" su la Stampa picchia duro: "La Corte dei Conti in un'aula stipata di giudici spagnolescamente agghindati, alla presenza delle Gentili Autorità e di carabinieri muniti di pennacchio con un Presidente più agghindato degli altri pronuncia discorsi solenni in una lingua arcaica e sovrabbondante, la cui sintesi è: facciamo schifo. Ogni anno, al termine del discorso, mi aspetto sempre che il Presidente ordini ai carabinieri col pennacchio di arrestare parecchie delle persone sedute nelle prime file, sicure corresponsabili del disastro. Invece il fustigatore si limita ad auspicare una presa di coscienza che il quadro appena delineato rende necessaria e addirittura impellente, eccetera. A quel punto gli accusati applaudono l'accusatore e poi tutti vanno a pranzo perché si è fatta una cert'ora". Insomma basta che la Corte dia un pò di ragione a Silvio e perde i suoi difensori d'ufficio.  

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