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Travaglio "grazia" l'amico Ingroiaparla di tutto ma sul pm il nullaEcco cosa poteva chiedergli...

Un monologo su tutti gli "impresentabili" di Pdl, Pd e Udc. Ma Marco dimentica di chiedere alla toga delle sue liste, di Di Pietro e Diliberto e della sua "vacanza breve" in Guatemala. Troppo amici per farsi del male...

Ignazio Stagno
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Marco Travaglio ha sempre il suo fucile a pallettoni in mano. Spara sempre. Ma ogni tanto l'arma si inceppa. Dopo aver sparato in aria con Silvio Berlusconi e aver massacrato Gianfranco Fini, questa volta Travaglio tiene l'arma scarica sul suo amico Antonio Ingroia. Nel monologo andato in onda a Servizio Pubblico, va detto, Travaglio parla degli impresentabili del Pdl, del Pd e della lista Monti. Travaglio sostiene che Berlusconi non ha ripulito del tutto le liste e che molti nomi "impresentabili" albergano ancora nelle liste degli azzurri. "Demetrio Arena, sindaco di Reggio Calabria del Pdl appena sciolta per mafia: lui non voleva candidarsi invece s'è ritrovato in lista", ha affermato Travaglio. Poi è passato al Pd che ha escluso sì "Vladimiro Crisafulli e Antonio Papania, ma si è tenuto tanti altri che comunque, diciamo non avevano diritto a stare nelle liste. Viene voglia di fondare un Crisafulli FanClub da unificare a quello di Cosentino: il Cosentulli Fan Club", ironizza il giornalista. Poi sulle liste del centro di Monti ha picchiato duro: "Nelle liste di Monti, quella unica per il  Senato c'è poco, ma alla camera Monti si porta con l'Udc impresentabili in piena regola come Cesa, arrestato nel '93 per le tangenti che andava a prendere per il ministro Prandini, detto prendini". Dopo aver fatto il suo monologo, Travaglio però diemntica di parlare di Ingroia. E' lì in studio davanti a lui, ma niente Marco Manetta non fa nulla, parla sempre degli altri e "risparmia" l'ex pm. Eppure le cose da chiedere erano tante.  Travaglio "grazia" Ingroia - I due erano amici. Basti ricordare i verbali dell'interrogatorio a Silvio Berlusconi che Antonio Ingroia avrebbe, personalmente o per conto terzi, "passato" a il Fatto Quotidiano. La barca di Ingroia ha tante falle. Travaglio doveva affondare il suo amico. Doveva per una volta dimostrare che quello dei "manettari" non è un partito. Le domande da poter fare erano tante. Innanzitutto Ingroia doveva chiarire perchè appare tra i candidati a Palermo anche se a rigor di legge non è eleggibile nel capoluogo siciliano. Poi bisognava chiedergli perchè ha "giocato" con le istituzioni, usando l'incarico dell'Onu contro il narcotraffico in Guatemala come fosse un parco divertimenti. E' stato lì solo un mese per poi tornare e dire che "se avesse perso" laggiù qualcuno lo avrebbe aspettato. Come se in Guatemala non c'è poi così tutto questo bisogno di magistrati a tempo pieno, si può mollare e poi riprendere. Travaglio doveva chiedergli anche della trattativa Stato-Mafia, un processo che si sta per rivelare un mezzo flop, mollato polemicamente per fuggire, appunto, in Guatemala. Poi Marco Manetta doveva anche chiedere cosa ha combinato il nuovo Ingroia che è ormai una volpe della politica. Doveva chiedergli conto di liste bloccate compilate sfruttando al massimo il porcellum tagliando fuori nomi della società civile sedotti e poi abbandonati per Di Pietro e Diliberto. Infine Travaglio doveva chiedergli conto del perchè di questa virata comunista del pm. Che fosse rosso si sapeva, ma che costruisse un movimento basato su Oliviero Diliberto, francamente nessun sceneggiatore dell'horror lo avrebbe mai immaginato. Travaglio dopo il flop tragico con Silvio Berlusconi, doveva evitare il tracollo con l'"amico" più fidato. Questa volta il pm era alla sbarra per il processo mediatico. Il pm Travaglio ha archiviato tutto.

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