Il candidato gay di Monti ammette: "Alle feste mi diverto così"
di Roberta Catania Dopo l'Epifania Enrico Bondi aveva deciso: no al doppio ruolo contestato da Pier Luigi Bersani e su input del professore, si era dimesso da commissario per la spending review in favore dell'altro incarico: fare il selezionatore per le liste centriste. E' dunque diventato l'occhio di Mario Monti. Bondi è colui che a tempo pieno si sta occupando di passare al setaccio i curricula dei candidati centristi. Ma siamo sicuri che troppo lavoro non gli abbia fatto incrociare gli occhi e confondere Enzo Carra con Alessio De Giorgi? Il primo è stato escluso dalle liste con una linea di pennarello indelebile perché, vent'anni fa, era diventato il simbolo degli eccessi del «tintinnar di manette» di Tangentopoli. E così «niente nome nelle liste dell'Udc per la Camera e in quelle di Monti per il Senato», scrive Carra in una lettera aperta, «Casini, nel darmi la notizia della mia esclusione, l'ha motivata con il no secco di Monti, il quale non ha ammesso eccezioni al codice etico. La mia condanna di vent'anni or sono per false o reticenti dichiarazioni al pm (il pm era Antonio Di Pietro) riguardava vicende della Dc alle quali ero totalmente estraneo come è stato del resto riconosciuto ampiamente». Una decisione severa, si potrebbe pensare, soprattutto perché in «precedenti occasioni», prosegue Carra, «nel 2006 e 2008, il mio caso giudiziario fu esaminato da altri comitati etici presieduti da Pietro Scoppola e Luigi Berlinguer ed entrambe le volte non furono mossi rilievi». Eppure Monti, anzi Enrico Bondi per lui, non ci è passato sopra: il codice etico va rispettato. Bene, ma non è che il «selezionatore» si sia confuso con De Giorgi? Direttore di gay.it, approdato nel listone al Senato in Toscana, che - gusti sessuali e foto equivoche a parte - ha avuto parecchi guai (anche penali) in un passato più recente rispetto al '92. «Un'indagine della polizia postale, ad esempio, su materiale pedopornografico che sarebbe apparso su un sito internet del locale Mama Mia, discoteca in Versilia gestita da De Giorgi fin dal 1999 e famosa per l'annuale elezione di mister gay e miss drug queen», come riportava Libero di ieri, oltre ad avere documentato altri guai. «Il locale è infatti anche stato posto a sequestro, con tanto di sigilli, e la licenza da ballo ritirata, perché pare che i frequentatori della discoteca creassero problemi al parco protetto del Migliarino San Rossore». Nulla di eclatante, per carità, forse, ma più imbarazzante sotto il profilo di quel codice etico, almeno se si pensa che Carra è stato fatto fuori per cose che risalgono a venti anni fa (ancora qualche manciata di mesi e si sarebbe potuto parlare di diritto all'oblio), mentre girano ancora in Rete le foto di De Giorgi che bacia il seno nudo di un travestito, davanti al quale si inginocchia per toccargli la lingua con la sua. Foto circa le quali la versione dell'interessato è la seguente: «Sono foto scattate a una festa con delle mie amiche». Smentiti anche i malumori interni seguiti alla sua candidatura: «Per il momento nel mio schieramento politico non ho riscontrato ancora alcuna reazione». A Carra restano i rimpianti, a partire dall'uscita dal Pd come «tentativo di ricostruire un'intesa tra cattolici e riformisti. L'accantonamento di questo progetto a favore di una ripresa di iniziativa politica di ambienti finanziari e della borghesia produttiva mi aveva già persuaso dell'inutilità di continuare». Infatti, conclude, «il mio lavoro continuerà con convinzione e con tutta la forza di cui sono capace nella ricerca della verità e della giustizia». La mediazione con i cattolici ora spetterà ad Alessio De Giorgi, che dice di volersi concentrare sui «diritti civili». Se siederà a Palazzo Madama, il direttore di gay.it combatterà per «divorzio breve, riconoscimento dei figli nati all'interno di una famiglia omogenitoriale, lotta all'omofobia, fecondazione assistita e testamento biologico».