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Pdl, Pecorella lascia Berlusconi e va da Monti: "Con Ruby toccato il fondo"

L'ex legale del Cav sceglie Mario per "recuperare valori come onestà e rigore. Non sopportavo più certi ministri". O ministre?

Giulio Bucchi
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Un tradimento bello e buono. Se il tradito sia Silvio Berlusconi o Gaetano Pecorella, lo decideranno lettori ed elettori. L'ormai ex avvocato del Cavaliere, intervistato da Alessandra Arachi sul Corriere della Sera, annuncia il proprio addio al Pdl e il passaggio alla lista di Mario Monti: "Con lui potrò finalmente recuperare i valori nei quali avevo creduto. La capacità. Il merito. L'onestà. E, perché no? Il rigore". Tutti valori, sostiene un amareggiato Pecorella, persi nella lunga militanza a servizio di Berlusconi. Servizio pubblico e privato, visto che oltre che deputato di Forza Italia e Pdl è stato, appunto, anche suo legale. "La mia critica al partito è cominciata oltre un anno fa. Lo avevo detto al Cavaliere: serviva più democrazia interna, altrimenti il partito si sarebbe logorato", spiega amareggiato. A dar fastidio al neo-sostenitore di Monti, però, non c'è solo la struttura del partito. "E' stata una escalation. Ad un certo punto nel Pdl si erano concentrati troppi procedimenti penali a carico di persone che venivano protette all'interno del partito".  "Con Ruby toccato il fondo" - Berlusconi, ma non solo. "Lo ho difeso fin quando ho creduto nelle idee che il partito ci aveva propugnato. Sulla giustizia come presidente della commissione della Camera ho seguito e fatto approvare i vari lodi (il cosiddetto lodo Alfano, ad esempio). Tutti quelli che ha voluto Berlusconi, in ogni caso. Erano indispensabili per continuare a governare, mi dicevo. Ho eseguito. Poi è venuto meno il presupposto politico del partito e tutto è crollato". Si è "toccato il fondo", aggiunge il deputato, "il giorno che la Camera dei deputati della Repubblica italiana ha votato una mozione nella quale si sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Non ce l'ho fatta più, la mia coscienza si è ribellata". E pensare che nel gennaio 2011, nei giorni della bufera, aveva criticato i magistrati inquirenti con queste parole: "Un apparato così sproporzionato rispetto alla rilevanza dei fatti non si giustifica se non dal punto di vista di un contrasto politico". Ministre... sospette - Prima, sostiene, aveva già mandato giù troppo: per esempio, "persone che senza nessuna storia politica e con storie assolutamente non compatibili con la politica arrivassero in Parlamento e avessero poi anche incarichi importanti. da ministro". Ministre? "Non faccio nomi".

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