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I ricordi di D'Alema premier:"Quando ero al governo avevomaggioranza di squilibrati"

Baffino rievoca i fantasmi delle intese con la sinistra estrema: "Erano pazzi, mi chiedevano di uscire dalla Nato e fare la guerra agli Usa"

Matteo Legnani
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  Sarà che il boccone della rinuncia alla candidatura non gli è ancora andato giù. Nè mai gli andrà. O perchè con un (probabile) successo di Bersani alle politiche, lui si vedrebbe chiusa la strada che porta all'agognato Quirinale, visto come la sola, degna conclusione di una carriera politica durata decenni. Fatto sta che oggi, dalle pagine del quotidiano napoletano "Il Mattino", Massimo D'Alema non rende un buon servizio al segretario del Pd candiato alle primarie e alla guida del paese, ridestando l'allarme per quell'intesa con la sinistra estrema di Vendola che una parte del partito non vede di buon occhio e che lo stesso rottamatore Renzi ha preso di mira per smarcarsi da Bersani. Sul "Mattino", Baffino ricorda la sua esperienza di governo, iniziata dopo la caduta del governo Prodi per mano di Fausto Bertinotti. Di Fatto, D'Alema si trovò mani e piedi legato a Cossutta e Diliberto, due comunisti-doc. Ai quali non riserva certo parole di stima: "Quando ero presidente del Consiglio - dice - avevo una maggioranza ingovernabile, composta da squilibrati degni di attenzione psichiatrica che mi chiedevano di uscire dalla Nato e di dichiarare guerra agli Stati Uniti". Si era negli anni della guerra del Kosovo, con l'Italia che insieme alla Nato bombardva apesantemente le città della Serbia.  "Questo ci ha limitato molto nella nostra zione di governo" dice l'allora premier italiano. Impossibile non ricondurre quelle parole all'intesa attuale con Sinistra e libertà di Nichi Vendola, che su temi i più disparati (tasse, scuola, lavoro, giustizia soaciale) ha posizioni distanti da quelle dello stesso Pd.  

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