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Al Festival del cinema voluto da Veltroni il film di Walter e pagato da noi

A Roma la pellicola "La scoperta dell'alba" tratta dal romanzo dell'ex sindaco. E finanziata dallo stato per 550mila euro

Giulio Bucchi
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di Francesco Borgonovo Poi dicono che le kermesse cinematografiche sono inutili. Ieri il Festival di Roma ci ha offerto la miglior dimostrazione possibile di quale sia la condizione della settima arte oggi in Italia. E tutto grazie a una sola pellicola: La scoperta dell'alba di Susanna Nicchiarelli. La storia di questo lungometraggio vanta un intreccio più esaltante di una sceneggiatura di Beautiful. Provate a seguirlo per un attimo, funziona più o meno così: la manifestazione cinefila della Capitale è  stata voluta con tutte le forze da Veltroni - noto cultore della materia - quand'era sindaco. E adesso in questa rassegna viene presentato, nella sezione «Prospettiva Italia», un film tratto da un libro di Walter medesimo. Film, per altro, lautamente finanziato dai contribuenti grazie a 550 mila euro di obolo statale. Non è finita. Sapete chi ha realizzato il capolavoro? La Fandango di Domenico Procacci, produttore di grande successo ovviamente schieratissimo a sinistra, che si è avvalso della collaborazione della Rai.  Quanto alla regia, tocca alla suddetta Nicchiarelli, cresciuta alla scuola di Nanni Moretti. Una che si è fatta notare alla Mostra del Cinema di Venezia grazie a Cosmonauta, film che raccontava la storia di una bambina intenzionata a diventare comunista. Quella pellicola ottenne 725 mila euro di finanziamento pubblico.  Ma torniamo a La scoperta dell'alba. Nel cast non poteva mancare la Madonna piangente di ogni film progressista che si rispetti, ovvero Margherita Buy. A farle compagnia, ecco Sergio Rubini, altro volto imprescindibile in un'opera impegnata. Colonna sonora firmata dai Subsonica, band talentuosa che non ha mai fatto mistero delle proprie simpatie politiche. Il quadretto è completato: gli ingredienti per realizzare il perfetto film di cui parlare alle riunioni di «Se non ora quando» ci sono tutti. Anzi, no. Ne manca uno: la trama. Che ovviamente tratta di storia recente. Le sorelle Caterina e Barba Astengo sono figlie di un professore universitario che nel 1981 si vide morire fra le braccia un collega ammazzato dalle Brigate rosse. In seguito alla tragedia, il professore scomparve nel nulla. Nel trentesimo anniversario della misteriosa sparizione, una delle due figlie (la Buy) fa una telefonata indietro nel tempo (sì, davvero) alla  se stessa (sì, davvero) di tre decenni prima. Scoprirà così la verità sulla sorte del padre. Ma a quel punto è troppo tardi, perché lo spettatore sta già dormendo della grossa. Insomma, al festival voluto da Veltroni concorre un film tratto da un libro di Veltroni, pagato da noi e interpretato dalla solita compagnia di giro, con una trama soporifera tipica dei film italiani de sinistra. L'immaginifico polpettone arriverà nelle sale in gennaio e immaginiamo che il pubblico farà a spintoni per andarlo a vedere. Tanto più che i precedenti film tratti da libri di Veltroni non sono andati proprio benissimo. Piano, solo di Riccardo Milani basato su Il disco del mondo di Walter ottenne 1 milione e 945 mila euro di fondi pubblici e in tre anni incassò appena 667 mila euro. Qualche settimana fa, Veltroni ha annunciato che non si ricandiderà alle politiche. Bene, bravo. Ma se ciò significa che continuerà a sfornare libri da cui saranno tratte pellicole foraggiate da noi, tanto valeva tenerselo in Parlamento.   

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