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A Fini non basta mai:"Mi ricandido, poi si vedrà"

Matteo Legnani
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Ancora, ancora, ancora. Trent'anni passati a Montecitorio (vi è entrato per la prima volta nel 1983 e vi ha trascorso tutte le ultime nove legislature) non bastano, a Gianfranco Fini. Nemmeno dopo gli ultimi due che ha vissuto faticosamente, aggrappato allo scranno di presidente della Camera mentre da più parti gli arrivavano richieste di dimissioni per lo scandalo della casa di Montecarlo. Nemmeno dopo tutte le polemiche sulla casta. Nemmeno dopo che alcuni suoi esimi colleghi del centrosinistra hanno fatto un passo indietro. E meno male che Gianfry aveva stra-giurato che si sarebbe dimesso un giorno dopo le dimisiioni di Berlusconi da premier. Al Tg3, questa sera, ha spiegato che alle elezioni politiche del 2013 si presenterà "come deputato. In Parlamento si entra sempre come deputati, poi si vede". Parole dalle quali si intuisce che Gianfranco nutre ancora ambizioni importanti. Non vuole restare alla Camera da semplice peone. Chissà, magari spalleggiando Casini in un ritorno di Monti a Palazzo Chigi spera che una qualche poltrona possa spettargli. E come si spiega, altrimenti, la mano tesa sempre oggi al segretario Pdl angelino Alfano? Fini ha capito che "ora o mai più". Se resta col suo Fli tra le mani sarà già un miracolo entrarci in parlamento. Ma il caos che sta coinvolgendo il Pdl potrebbe essere propizio a ritrovare una collocazione. La palla è nelle mani di Alfano. Se vuole avere il quid non può permettersi un Fini nel motore.

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