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Scandalo sanità, assolto Vendola

Nicoletta Orlandi Posti
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E' terminata con l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" del governatore della Puglia Nichi Vendola l'udienza conclusiva del processo con rito abbreviato, relativo all'inchiesta sulla nomina del primario del reparto di chirurgia toracica dell'ospedale San Paolo di Bari, nel quale erano imputati il presidente della Regione Puglia e l'ex direttore generale della Asl  del capoluogo pugliese Lea Cosentino, accusati entrambi di concorso in  abuso di ufficio (anche lei assolta perché il fatto non sussite). Il pm aveva chiesto una condanna di un anno e otto mesi per il governatore. Per il governatore la procura nella scorsa udienza aveva chiesto la condanna a un anno  e otto mesi di reclusione.  Nichi in lacrime Quando si è presentato ai giornalisti per commentare la sentenza Nichi Vendola non ha nascosto le lacrime. E dice: "Quello che avevo deciso era sincero: non avrei potuto esercitare le mie pubbliche funzioni con  quel sentimento dell'onore che è prescritto dalla Costituzione. Mi  sarei ritirato dalla vita pubblica. "Per me non era e non è mai in gioco soltanto una contestazione  specifica rispetto a cui penso di poter documentare l'assoluta   trasparenza dei miei comportamenti - ha aggiunto - Ho vissuto   un'intera vita sulle barricate della giustizia e della legalità. Oggi  mi è stato restituito questo. Sono felice, l'innocenza è scritta nel mio cuore. E ha aggiunto: "Non ho fatto nulla, nulla che costituisse reato, nulla di nulla, resta come fatto storico che chi ha vinto il concorso non fosse mio parente, non fosse mio elettore, non fosse persona legata a me da amicizia". Così il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, nella conferenza stampa dopo la sua assoluzione. Questo è stato acclarato  così come è stato acclarato che in quel concorso ha vinto il migliore".   In discussione Assolto dai giudici e, quindi, in corsa per le primarie (aveva annunciato che si sarebbe ritirato dalla politica in caso di una sentenza di condanna) Nichi Vendola adesso deve affrontare un altro esame quello del Pd, dopo la pesante batosta alle elezioni regionali. Ieri Bersani ha incontrato Pier Ferdinando Casini, ufficialmente per parlare della legge di stabilità, ma com'era prevedibile non è mancato uno scambio di batture sul voto siciliano. "Pier Luigi io vado per la mia strada e rispetto la tuta, ma ti conviene riflettere. Hai visto il flop di Sel..." gli ha detto Casini. Bersani gli ha risposto: "Caro Pier, anche tu devi riflettere, e decidere cosa fare da grande". Ma da ieri ai piani alti del Nazareno si comincia a riflettere sulla  possibiltà di un listone comune Pd-Sel. L'ipotesi è quello di creare un contenitore unico Pd-Sel, meglio non rischiare un apparentamento che potrebbero non permettergli di superare la soglia di sbarramento. Come scrive Libero in edicola oggi 31 ottobre, il possibile nome del contenitore per includere la sinistra potrebbe essere "Italia bene comune": nulla vieterebbe di mantenere il simbolo di Pd e Sel 

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