Sallusti verso il carcere, slitta la legge sulla diffamazione
Il direttore verso la galera: slitta la discussione sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa. E lui: "Ipocriti. Vengano a prendermi"
Niente da fare, il Parlamento dopo tante chiacchiere e molti annunci ("faremo in fretta", giuravano) non si è mosso in tempo. E Alessandro Sallusti, il direttore de Il Giornale, non verrà salvato. Il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa, infatti, verrà discusso alla Camera soltanto il 29 ottobre, cioè dopo che scadrà la sospensione della pene all'ex direttore di Libero. "E' successo quello che immaginavo - ha spiegato Sallusti -. Questi politici cialtroni sono ipocriti e codardi. Ora la procura renda esecutiva la pena e mi vegna a prendere. In carcere? - Per Sallusti, a questo punto, si potrebbero davvero spalancare le porte del carcere. La vicenda riguarda un corsivo su un fatto di cronaca accaduto nel 2007, la vicenda di una ragazzina di 13 anni autorizzata dal Tribunale di Torino ad abortire. Il commento pubblicato su Libero, firmato sotto pseudonimo Dreyfus, era di Renato Farina, ma Sallusti è stato condannato per omesso controllo. Un omesso controllo che secondo le toghe il direttore de Il Giornale deve scontare con 14 mesi di carcere. "Si vergognano" - La politica, dopo la condanna, si era mobilitata promettendo una riforma a tempo record del reato di diffamazione a mezzo stampa. Ma i tempi si allungano. La commissione Giustizia del Senato infatti non si esprimerà più in sede deliberante sul ddl (come chiesto da sei senatori): "Si tratta di una materia troppo complessa ed è bene che il testo venga esaminato anche dall'Aula", è stato spiegato. Dopo l'approvazione in Commissione, il ddl dovrà essere approvato dalle Camera. Peccato però che il 26 ottobre scadranno i 30 giorni di sospensione richiesti dalla procura di Milano per Sallusti. "A questo punto - continua il direttore - chiedo alla procura di trasmettermi l'ordine di carcerazione che non ho ancora ricevuto. Vorrei capire chi si prende la responsabilità di tenere questo ordine nel cassetto. Voglio che cessi questo trattamento anormale. Evidentemente non mi hanno mandato l'ordine perché non hanno il coraggio di renderlo esecutivo essendosi resi conto dell'errore che hanno fatto. Si vergognano". Sallusti tiene duro, e non ha alcuna intenzione di chiedere pene alternative al carcere.