Facci lo sputtana: "Scrivevi per la Padania e ora fai l'anti Lega"
Il manettaro del Fatto spara a zero su Bossi e il federalismo. Ma dimentica che negli anni Novanta si esaltava sul quotidiano secessionista. Chi si ricorda di Calandrino?
di Filippo Facci Marco Travaglio, ieri, ha presentato il suo nuovo libro sulla Lega Nord scritto insieme a Pino Corrias e Renato Pezzini. Non c'ero e non ho letto il libro: ho letto solo, in rete, che Umberto Bossi secondo Travaglio è «un personaggio che per oltre dieci anni è riuscito a portare avanti una fiaba che ha trovato milioni di creduloni», e che ad appoggiare il «mito del federalismo sono stati soprattutto intellettuali, giornalisti e politologi». Ecco: vorrei sapere se durante la presentazione del libro, o nel libro, Travaglio abbia trovato modo di raccontare che tra i creduloni c'era sfuggevolmente anche lui. E questo non tanto perché in passato abbia ammesso di aver votato Lega, ma per via della sua collaborazione al quotidiano La Padania tra il 1996 e il 1997 con lo pseudonimo di Calandrino. Era la Lega secessionista: Travaglio-Calandrino firmò sul giornale che fu distribuito durante la «nascita della Padania» (c'erano titoli come «La più grande manifestazione indipendentista del secolo», «Italia addio, indietro non si torna») e resta notevole una sua carrellata su chi aveva lodato Bossi negli anni precedenti: D'Alema, Bocca, Prodi, persino Santoro, questo nonostante il federalismo fosse «una stronzata». Ieri Travaglio l'ha detto: «Io ho fatto un articolo, anni fa, in cui dicevo che il federalismo era una boiata pazzesca. Ero ancora all'Unità». Ma non più alla Padania. NB: Calandrino, nel Decamerone, è definito «personaggio sciocco e credulone».