Busi difende il Cav su Ruby e Marco ribatte con un pezzo di un ex pm che cita il codice
Sul Fatto il botta risposta dello scrittore e di Bruno Tinti, ex magistrato
"Spero ardentemente che il processo Ruby gate contro Berlusconi e altri della stessa risma 'sesso in cambio di soldi o favori' si risolva in un nulla di fatto e che Berlusconi ne esca assolto con formula piena e gli si porgano infinite scuse. Mi riferisco naturalmente all'accusa di prostituzione minorile, non certo a quella di concussione per le telefonate alla Questura, che sono tutt'altra cosa". Aldo Busi difende il Cavaliere sulle colonne del Fatto ma il vicedirettore Marco Travaglio - che evidentemente non può ospitare un pezzo di questo tipo senza una "degna" riposta - gli affianca l'intervento di Bruno Tinti, ex magistrato e collaboratore del quotidiano che, ovviamente, la pensa in maniera opposta. La difesa - "Non ne posso più di vedere applicato il volgare paradigma giuridico di induzione e favoreggiamento della prostituzione a ragazze privilegiate e di buona istruzione scolastica, che non sono certo vittime di tratta delle schiave come le tante migliaia di straniere picchiate e ricattate, tra le quali delle adolescenti che sembrano pulcini tremanti, che in-disturbate da istituzioni balorde battono per strada contro la loro volontà in ogni periferia d'Italia", scrive Busi. "Che all'epoca dei fatti e del mercimonio contestati a Berlusconi queste ragazze siano state minorenni per tre mesi o per tre anni o no non cambia di una virgola la mia fermissima e incrollabile e civilissima e realistica opinione, di certo non erano né bambine né donne da violentare consegnate a domicilio legate e imbavagliate né procurate da papponi sanguinari". L'accusa - Ma Bruno Tinti replica: "Il punto è che, ammesso e non concesso che criminalizzare l'uso delle prostitute minori degli anni 18 (art 600 bis del codice penale) sia un errore, non è certo la magistratura che può correggerlo, rifiutandosi di applicare la legge". E ancora: "Cos'altro è una ragazza che è circondata da donne più o meno coetanee, che ostentano borse di Vuitton, Mini cabrio e tartarughine d'oro e che apprende che tutto ciò se lo sono procurato mettendo il loro corpo a disposizione di un ricco utilizzatore? Non è ovvio che si affiderà all'equazione: 'Io ho le tette più grandi delle loro, sono anche più giovane, potrò avere le stesse cose e anche di più?? E questa può essere considerata una scelta consapevole?".