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La più difficile delle inchieste del fondatore di Libero: trovare Dio

Intervistato in un libro da Michele Brambilla, Vittorio parla della fede, del suo rapporto con la Chiesa e della morte

Andrea Tempestini
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  "La prima volta che avevo parlato di Dio con Vittorio Feltri era stata a metà degli anni Novanta, quando lui, da poco, era diventato direttore del Giornale. Il vecchio amico con cui avevo lavorato al Corriere, e giocato a calcio nel torneo dei giornalisti (diceva: «Come giornalista non varrò molto, ma sono un grande calciatore»), sedeva sulla poltrona che era stata - nientemeno - di Indro Montanelli. Quel giorno al Giornale mi disse: «Penso spesso alla morte. E non solo adesso che ho 53 anni. Ma, dopo tanti anni di riflessione, sono arrivato a una conclusione. Mi sono convinto che il Padreterno esiste. Padreterno, Dio, chiamalo come vuoi. Ma, insomma, un Creatore esiste. Però... però non riesco a capire Chi è, questo Creatore. E che progetto ha su di noi. Per quanto mi sforzi di comprenderlo, non ci riesco. E allora penso che l'unica cosa da fare è rinunciare alla pretesa di capire, e affidarsi a Lui»". Inizia così il racconto di Michele Brambilla, editorialista de La Stampa e già vicedirettore di Libero. E proprio su Libero in edicola oggi pubblichiamo ampi stralci dell'intervista a Vittorio Feltri contenuta in Penso a Dio qualche volta di notte - Incontri con gente famosa (Àncora, pp. 168, euro 15) in questi giorni in Libreria. Brambilla racconta della più difficile delle inchieste di Feltri: trovare Dio. Il fondatore di Libero parla del suo rapporto con la Chiesa e con la morte: "Mi sembra impossibile che siamo destinati al nulla". Leggi l'intervista a Feltri di Brambilla su Libero in edicola oggi, giovedì 4 ottobre  

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