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Ecco la rettifica: Gianfri non è un pinocchietto

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Nicoletta Orlandi Posti
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  di Mattias Mainiero Si pregano i gentili lettori e tutti gli interessati, addetti e non addetti ai lavori, di prendere nota di quanto segue: il presidente della Camera dei deputati, on. Gianfranco Fini, nato a Bologna il 3 gennaio del 1952 (complimenti, tutto sommato porta gli anni abbastanza bene), non è un pinocchietto. Non è come il pareo retato  di Valeria Marini, che compare solo d'estate. Non assomiglia neppure minimamente, nonostante le frequenti apparizioni estive (sub, Argentario, scorta in vacanza eccetera),  come una prima serata tv condotta da  Daniele Piombi. E nemmeno al topless di Rosy Dilettuoso. Noi, per la verità, viste le ultime e non ultime giravolte politiche, non sappiamo più bene cosa sia: un po' destra, un po' centro, un po' sinistra e un po' nulla. Un ibrido, un cocktail, temiamo per lui con prevalenza del nulla politico sugli altri ingredienti. Ma un pinocchietto no, neppure una serata televisiva. Stia sereno, presidente, non si faccia aggredire da crisi esistenziali, lei non è il pareo della Marini. E noi le dobbiamo questa smentita. Visto che siamo ligi al nostro dovere e vorremmo essere eticamente corretti, aggiungiamo:  non è neanche una «barbie girl». Spiegazione del pinocchietto non pinocchietto non pareo e neanche serata tv: Gianfranco Fini, tramite legale, ci chiede di smentire, immediatamente, un articolo a firma di Selvaggia Lucarelli. Scrive il legale, on. prof. avv. Giuseppe Consolo, pag. 9 dell'atto di citazione: «L'articolo si sostanzia in una descrizione grottesca del Presidente Fini, dei suoi stili e delle sue abitudini». Grottesco, dal vocabolario della lingua italiana: «Bizzarro, paradossale, strano». Soprattutto: «Aspetto del comico che deriva da uno squilibrio voluto fra gli elementi di una rappresentazione». Insomma, l'articolo era ironico. Satira. Lo ammette anche il legale dell'on. presidente Gianfranco Fini, che chiede però l'immediata smentita della satira. Domanda: è lecito che un presidente della Camera arrivi a questo, a chiedere smentite di articoli satirici che, per loro stessa natura, utilizzano come base il grottesco? È corretto che lo stesso presidente della Camera, sempre tramite il proprio legale, chieda ad un quotidiano di non essere più satirico? È normale che il suddetto presidente, attraverso il suddetto legale, si dimostri sommamente offeso, perché un articolo satirico lo prende in giro? Evidentemente, se lo ha fatto, sarà lecito, corretto e normale. Un presidente della Camera, prima di fare certe cose, si chiede sempre (almeno immaginiamo così) se i propri atti, sia pure tramite legale, siano leciti, corretti e normali. E questo, sempre se il presidente della Camera ce lo consente, a noi non sembra molto normale. Comunque sia, facciamo ammenda: la prossima volta su Fini solo articoli seri e ponderosi saggi di politica. E mi raccomando, presidente, lei non ci quereli perché siamo stati troppo seri. Perché se lo facesse noi non sapremmo più come e cosa scrivere di lei, cioè della terza carica dello Stato. E questa è un'altra cosa poco normale, alla quale, se vuole, può dare lei il nome che ritiene più corretto. Noi ce ne asteniamo. Non si sa mai, la parola censura potrebbe essere oggetto di nuovi atti di citazione, e noi non vorremmo aggiungere un altro pezzo pregiato alla collezione di querele-smentite-rettifiche finiane. P.S. Stanotte si dorme col batticuore. Credo di essere stato un po' ironico nella stesura dell'articolo. Che faccio, mi taglio le mani o mi tappo per sempre la bocca? Oppure, preventivamente, chiamo il mio legale. Indeciso sul da farsi, me ne vado a casa: suvvia, dicono che siamo in un Paese moderno e normale. Almeno la metropolitana si potrà prendere.  

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