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Mughini gli scrive: "Essere imparziali non è fare il tifo per Marco Tarvaglio"

Un magistrato ha diritto a esprimere opinioni, ma la toga palermitana animando la festa del "Fatto" ha passato il segno

Andrea Tempestini
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"Caro dottor Antonio Ingroia, giusto ieri lei si è definito «un pm imparziale e indipendente». A evitare fraintendimenti chi le scrive è uno che se ne strafotte altissimamente dell'uno o dell'altro «ceto politico» che lei vorrebbe fosse mandato in malora dagli elettori, uno che è pienamente convinto della necessità che la magistratura d'accusa - di cui lei è un esponente talmente noto - debba poter condurre le sue indagini liberamente, autonomamente, e senza guardare in faccia nessuno. Certo poi che ciascun magistrato, pur non essendo il depositario della Verità Assoluta né storica né giudiziaria e mi auguro senza pretendere di esserlo, ha il diritto di esprimere le sue opinioni. Nei luoghi giusti e con la giusta misura, e tanto più se le indagini sono ancora in corso e si tratta di indagini su materie delicatissime che stanno lacerando l'anima del Paese. Le sembra che questa misura ci fosse nel fatidico dibattito versiliano del Fatto - un eccellente giornale che anima campagne giornalistiche furenti, com'è nel suo pieno diritto -  un dibattito durante il quale si sono ripetuti gli scoppi di grida «Vergogna! Vergogna!» contro il Presidente della Repubblica? Robaccia da Bar dello Sport", sottolinea Giampiero Mughini su Libero in edicola oggi. Caro Ingroia, l'imparzialità non è certo fare il tifo per Marco Travaglio. E' una questione di misura. Un magistrato ha il diritto di esprimere le sue opinioni, ma la toga palermitana ha passato il segno. Animare la kermesse del "Fatto" è tutt'altra cosa rispetto a essere imparziali. Leggi il commento di Giampiero Mughini su Libero in edicola oggi, giovedì 13 agosto

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