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Dopo il sub Finianche Walter l'africanosogna il trono della Camera

Scrive libri, salta da un festival del libro a uno del cinema. L'ex sindaco di Roma ha il curriculum per ambire alla carica più inutile di Stato

Matteo Legnani
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Dopo il quinquennio finiano, sognare la presidenza della Camera dal 2013 in avanti, deve essere nelle notti di molti politici nostrani. Imprese subaquee a parte, l'era di Gianfry alla testa di Montecitorio non verrà certo ricordata nei libri di storia. E allora, perchè non dovrebbe sperarci Walter Veltroni? Uòlter, il curriculum per quella carica ce l'ha: ex segretario del maggior partito di centrosinistra, ex candidato premier, ex sindaco della Capitale. Se poi si conta il fatto che negli ultimi  anni non ha fatto praticamente niente, se non percepire il lauto stipendio da ventimila euro al mese di deputato e scrivere libri saltellando da un festival del libro a un festival del cinema, il quadro è perfetto per ascendere alla vetta dell'Aula dove di solito finisce chi, appunto, non conta più nulla o del quale ci si vuole sbarazzare. Ieri, poi, sulla prima pagina de L'Unità, Uòlter ha avuto anche la benedizione dell'odiato nemico Massimo D'Alema, il quale ha avuto parole di miele per l'ultima fatica letteraria del compagno di partito ("L'isola delle rose"): "E' straordinario" è riuscito a scrivere Baffino dopo essersi evidentemente pappato una manciata di caramelle, "ha il sapore della nostalgia". Certo, non gli ha risparmiato un po' di sana ironia visto che Veltroni, certe cose che racconta, non poteva saperele di suo, visto che allora aveva 13 anni. E nella citazione del finale, in cui padre e figlio da lontano scorgono un'isola dicendo "la vedo, è bellissima", qualche maligno potrebbe vedere un messaggio in codice: "Walter, la vedi l'isola? Quella è l'Africa". Già, proprio l'Africa in cui Walter aveva giurato di voler andare una volta concluso il mandato da sindaco di Roma. Ma la presidenza di Montecitorio è più vicina. E molto più comoda.

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