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Grill Laden dichiara guerra a Israele

Beppe delira col quotidiano Yedioth Ahronot: i discorsi di Osama? Tradotti male

Lucia Esposito
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Dev'essere una questione di solidarietà fra incompresi. Da una parte lui, Beppe Grill Laden, l'imam di Genova, che si sente maltrattato dei giornalisti e ieri ha scritto sul blog: «È  come stare sotto un bombardamento dove dal cielo piove merda. Invece di scrivere, cagano». Povere stelle, questi del  Cinque stelle.     Dall'altra parte c'è  Osama Bin Laden, un altro che  con la carta stampata non ha mai avuto grande feeling. Ed ecco che Beppe è corso in sua difesa (postuma). In un'intervista rilasciata al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot e ripresa ieri dal Corriere della Sera, il comico ha spiegato che «quando uscivano i discorsi di Bin Laden, le traduzioni non erano esatte». Ah, dunque non era Osama a essere cattivo: lo disegnavano così. Anzi, gli mettevano in bocca frasi che non aveva mai pronunciato, con l'obiettivo di fargli fare brutta figura.  Suocero fonte autorevolissima Questa rivelazione ci lascia esterrefatti. Ma, soprattutto, ci stupisce la padronanza dell'arabo dimostrata dal barbuto Grill Laden. Che l'abbia appreso tra uno spettacolo di cabaret e l'altro? Ma ecco la verità. Per Beppe l'arabo è, appunto, arabo. Le informazioni sulla traduzione dei discorsi di Bin Laden gli vengono da un consulente di fiducia: suo suocero. «Mio suocero iraniano mi ha spiegato che la traduzioni non erano esatte». Pensate a che profondità di analisi, a quale perizia linguistica  ha esibito Grillo parlando con un giornale di levatura internazionale. «Me l'ha detto mio suocero». Roba che, in un qualsiasi bar, ti prendono a pernacchie.   Eppure Beppe considera il padre di sua moglie (la signora di nome fa Parvin Tadjik, si sono sposati nel dicembre del '96) una fonte autorevolissima. E si considera un grande conoscitore del Medio Oriente, tanto da sparare baggianate ben più potenti dei razzi di Hamas.  Grill Laden, mullah delle trenette al pesto, sembra ammirare il presidente iraniano Ahmadinejad. Che costui ogni tanto si diletti a far impiccare gli oppositori politici, poco importa. «Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì», racconta al giornalista israeliano. «Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima di ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos'è più barbaro?». Poi, con quella faccia un po' così che abbiamo noi che abbiamo visto Teheran, Grill Laden puntualizza: «Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo». Non solo: chi vive in Iran «non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all'estero. Lì l'economia va bene, le persone lavorano». Beh, vien da chiedersi perché Beppone non si precipiti a prendere l'aereo. E, ancora una volta, restiamo stupefatti dalla complessità delle sue analisi geopolitiche. Quale studioso gliele avrà mai ispirate? Semplice: suo cugino. «Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Tra il suocero e il cugino, andare a cena dai Grillo dev'essere un po' come sedersi all'Onu.     Antisemitismo Nessun problema nemmeno sulle dichiarazioni antisemite di Ahmadinejad. Vuole distruggere Israele? «Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta». Piuttosto, i veri cattivoni sono gli ebrei. E qui Grill Laden rispolvera un  classico: il complotto ebraico. Non sappiamo la verità sul Medio Oriente perché i perfidi giudei manipolano le informazioni: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa». Ah, se ha le prove, allora dobbiamo fidarci. Dopo tutto, «parlare d'Israele è un tabù: appena lo tocchi, subito ti dicono che sei antisionista e razzista». Glielo avrà detto suo cugino. O suo suocero. Perché siamo a questo livello, al sentito dire. Lo conferma, con pacatezza, Menachem Gantz, firma di Yedioth Aronoth che lo ha intervistato. «Grillo è stato molto ospitale e disponibile», dice a Libero. «Io però, da giornalista, cercavo risposte. E ho ottenuto solo slogan. Non solo su Israele, ma anche su argomenti sociali e politici.  Ha ribadito le stesse cose che diceva anni fa nei suoi spettacoli. Mi aspettavo che adesso facesse altre valutazioni. Io non ce l'ho con Grillo, penso solo che avrebbe potuto prepararsi prima di farsi intervistare da un giornale estero. Sui temi internazionali ha dimostrato una mancanza di conoscenza imbarazzante». Ma che importa, Beppe mica deve discutere. Gli basta sbraitare e lanciare fatwe, i suoi fedeli obbediranno. Dopo tutto, egli è  Grill Laden il supremo, imam del Movimento Cinque Mezzelune. di Francesco Borgonovo

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