Bonafede e Di Maio, un completo disastro manettaro. Tutto sbagliato: anche Davigo li stronca senza pietà
La bozza che prevede la prigione per chi evada più di 50mila euro - legge ventilata dal ministro Bonafede e strombazzata dai soliti manettari - è un' emerita cazzata: questa la nostra libera traduzione del pensiero di Piercamillo Davigo, che giovedì sera - intervistato a Piazza Pulita, su La7 - appariva compiaciuto e muoveva gli occhietti come alla ricerca di complicità e di applausi, ma appariva più posato del solito, come a posto con se stesso. Il conduttore aveva preparato un cartello di sintesi: «Manette a chi evade più di 50mila euro». Che ne pensava, Davigo, della legge o del suo annuncio? «Intanto sono annunci sbagliati, perché, se uno ha evaso più o meno di 50mila euro, lo si sa alla fine del processo, non all' inizio; per cui, che si fa?», si è chiesto Davigo, «si cominciano i processi per quelli che sono accusati di aver evaso più di 50mila euro? O si cominciano le indagini per vedere se abbiano evaso più di 50mila?». Due pesi - La domanda è chiarissima, ma la risposta no: e non c' è ragione di credere che sia chiara a uno come Augusto Bonafede, che già definimmo il più ridicolo guardasigilli della storia della Repubblica. Senza contare un dettaglio: se in Italia ci sono davvero 12 milioni di evasori fiscali, ebbene, quanti milioni di processi dovremmo fare? «Qualcuno ha idea di che cosa significa come impatto sull' amministrazione giudiziaria?», ha chiesto Davigo. Insomma, queste manette si devono usare o no? La risposta è indiretta: «Non si possono usare due pesi e due misure per problemi identici. Per esempio, l' Iva è un' imposta che non appartiene e chi la incassa: la incassa per conto dello Stato chi se ne appropria, oggi, in Italia è punibile solo se lo fa per più di 250mila euro; ma se io do a lei 5 euro perché vada a comprarsi un gelato, e lei i 5 euro se li tiene, lei è punibile subito: e allora che senso ha una roba di questo genere? Le soglie lasciano già perplessi». Poi il conduttore, Corrado Formigli, ha citato un certo giustificazionismo degli italiani e la loro tendenza, non pagando o pagando solo in parte le tasse, come ad autorisarcirsi per i servizi che lo Stato non fornisce o fornisce pessimamente. E Davigo: quando visitò un penitenziario del North Carolina in cui erano rinchiusi moltissimi «colletti bianchi» - ha raccontato - la maggior parte risultava condannata a 10 o 15 anni per reati di evasione fiscale; «hanno mentito al popolo americano» gli disse il direttore del penitenziario. Ecco: chi direbbe altrettanto, in Italia? Chi direbbe che gli evasori «hanno mentito al popolo italiano?». Questione di metodo - L' evasore, da noi, è visto come un furbo, come uno che non si fa fregare o che si difende dallo Stato arraffone: non viene in mente che lo Stato siamo noi. Ma «lo Stato è l' organizzazione di un popolo sul territorio», ha precisato Davigo prima di spiegare come, da noi, la lotta all' evasione si faccia per finta. Che cosa fa, infatti, un nuovo governo? Anzitutto fa un condono - ha spiegato il magistrato - e poi fa iniziative inutili come andare a Cortina a controllare gli scontrini: tutto per erogare magari una multa di 100 euro per un caffè spendendo per l' accertamento molto più di quanto incassato. Ma «se vuoi controllare davvero», ha detto Davigo, «guardi quanto caffè il commerciante ha comprato e quanto ne ha in magazzino: il resto significa che l' ha venduto». Per approfondire leggi anche: Sgarbi scatenato sugli evasori E veniamo allo psicodramma dei contanti e all' uso del pos. Occorre punire chi non ne faccia uso? Ha senso, cioè, prevedere l' uso del pos ma non delle sanzioni per chi non lo usi? E qui la risposta di Davigo è semplicemente realista: «I vincoli o i limiti valgono poco: bisogna rendere conveniente il fare una cosa piuttosto che non farla. Se io faccio uno sconto a chi usa il pos, per esempio facendo una riduzione d' imposta a chi ce l' ha, tutti andrebbero in negozi dove c' è il pos, perché si pagherebbe di meno». Che fare, dunque? «Penso che debbano essere concentrati i controlli là dove c' è maggiore evasione, mentre in Italia si fa il contrario». Non si fa, cioè, quello che in tutto il mondo si fa nei confronti delle categorie che pagano più imposte degli altri: «L' 87% delle società di capitali, che negli altri paesi sono quelle che pagano di più, da noi dichiarano un reddito negativo o poco superiore ai 10mila euro: se fossero persone fisiche sarebbero sotto la soglia di povertà». Chi ci crede? di Filippo Facci