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Vittorio Feltri e il governo. "Di Maio agli Esteri? Peggio di così non si poteva. Ci divertiremo"

Giulio Bucchi
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So per esperienza decennale che ai lettori non importa nulla dei ministri di un nuovo governo, specialmente se si tratta di personaggetti sconosciuti e senza spessore. Pertanto risparmio loro di tracciarne la ininfluente biografia, cioè evito di addentrarmi in curriculum pressoché insignificanti. Mi limito a segnalare che Di Maio è passato dal ministero del Lavoro a quello degli Esteri. Una carriera formidabile per uno che non ha mai lavorato, se non come bibitario allo stadio San Paolo di Napoli, ed è approdato alla Farnesina dove si richiede la conoscenza dell' inglese, lingua priva del congiuntivo, ignoto a Gigino. Costui tirerà un sospiro di sollievo non dovendo più coniugare i verbi in base alla consecutio temporum, per lui una ossessione. Ci felicitiamo con il leader dei 5 Stelle il quale d' ora in poi non verrà più preso per il culo a causa della sua incapacità di adeguarsi alle regole dell' italiano. Potrà parlare in napoletano e far tradurre le sue frasi scoordinate ai propri funzionari acculturati addetti alle relazioni internazionali. Sarà comunque divertente seguirne le trasferte in Paesi stranieri e verificare in quali idiomi si esprimerà per dire le solite cazzate. L' intera compagine governativa è piena di gente improbabile, di serie B, che farebbe fatica a guidare una bocciofila di periferia. Un esecutivo così scassato l' Italia non lo ebbe mai e ciò se da un lato sputtanerà la nostra povera patria, dall' altro garantirà un grande divertimento a tutti i nostri connazionali. Peggio non poteva capitare, ma non stracciamoci le vesti. Limitiamoci a vomitare per qualche tempo, che non sarà troppo lungo, speriamo. Una squadra tanto sgangherata ci riempie di vergogna e ci induce a pensare che al male, in effetti, non vi è limite. Non riesco a immaginare quale sia l' umore di Mattarella, costretto a benedire questa porcata. Lasciamo a Conte il suo zoo pieno di terroni e ostile al Nord che li mantiene tutti. di Vittorio Feltri

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