Sea Watch, Maria Luisa Iavarone: Né con la capitana né col capitano
Mi sveglio domenica mattina, a poche ore dallo sbarco della Sea Watch, con il telefono intasato di messaggi a sostegno della Capitana Carola Rackete per il coraggio e l'ostinazione nell'aver voluto lo sbarco dei migranti ospitati sulla nave da lei comandata. Eppure, questo sostegno ideologico “a prescindere” non mi convince. Sono sicura che il governo abbia sbagliato. Come sono sicura che una soluzione diversa è sempre possibile. Se fossi stata io il presidente del consiglio o il ministro degli interni, con una motovedetta della Guardia di Finanza, mi sarei andata a prendere i 40 migranti direttamente sulla Sea Watch, li avrei accolti provvisoriamente e poi smistati; avrei dato un segnale di civiltà e di umanità che peraltro avrebbe anche potentemente spiazzato la respingente rappresentazione salviniana. Lasciare i migranti ostaggio della capitana l'ha resa più forte. A mio avviso andava disarticolato il meccanismo di potere. Fare con lei questo mediatico braccio di forza l'ha resa paradossalmente più potente. Si, avrei prelevato i migranti e lasciato la capitana sola in mezzo al mare e, se anche avesse deciso comunque di sbarcare, a quel punto il governo sarebbe stato legittimato ad arrestarla ma forte di un segnale umanitario importante. Salvini ha voluto fare il “muscolare” ma cedere a volte rende più forti e questo non dovremmo mai dimenticarlo. La politica ci ha offerto l'ennesimo infelice esempio che non si deve fare muro contro muro dividendoci tra il partito dei favorevoli e il partito dei contrari. L'Italia si è inutilmente spaccata, perdendo l'occasione di dare una prova di determinazione e soprattutto non riuscendo ad andare avanti sull'unica questione centrale che è la “regolamentazione dell'immigrazione”. Ancora una volta ci si sposta su questioni laterali e posizionali perché forse non si ha sufficiente coraggio e capacità di affrontare i problemi nel loro nucleo. Lo dimostra il fatto che già una nuova nave, la Open Arms, in queste ore stia puntando la prua verso Lampedusa. Il problema non sono evidentemente né le eroine della compassione, né i muscolari ministri ma forse la necessità di riconoscere che le migrazioni sono un fenomeno epocale che ha periodicamente attraversato la storia dell'umanità e che va gestito attraverso un gigantesco piano Marshall Europa-Africa. Credo che sia una assoluta perdita di tempo stare ideologicamente o pregiudizialmente da una parte o dall'altra. Io vorrei stare semplicemente dalla parte delle regole. Le regole non sono solo quelle che dettano i governi, ma anche quelle dell'etica che impongono non necessariamente di accogliere ma senz'altro di soccorrere delle persone in difficoltà. Ecco, io voglio stare dalla parte delle Regole, quelle con la R maiuscola. di Maria Luisa Iavarone