Feltri, scandalo italiano: "Sallusti in galera, i giudici non pagano un'ostia. Quegli idioti dei politici..."
È ufficiale, l' Italia in materia di libertà di stampa è come la Turchia. I giornalisti non allineati al regime e che scrivono cose sgradite devono andare in galera. Vengono condannati e blindati. Nel 2012 toccò ad Alessandro Sallusti, oggi direttore del Giornale, essere arrestato e confinato ai domiciliari per una vicenda paradossale che non vale la pena di rammentare se non per sommi capi. Su Libero uscì un commento a riguardo di una ragazzina di 13 anni che fu sottoposta ad un aborto. L' articolo non era offensivo nei confronti di nessuno, ma stigmatizzava il fatto non comune. Non ricordo da chi, il quotidiano fu querelato, e il tribunale prima, poi la Cassazione, inflissero al responsabile del nostro foglio addirittura una pena detentiva: oltre un anno di carcere. Roba da matti. Il povero Alessandro, che neppure era stato l' autore del pezzo incriminato, fu costretto in casa, come un delinquente, per quaranta giorni finché il presidente della Repubblica non gli concesse la grazia, tramutando in sanzione pecuniaria il castigo della prigione. Ovviamente Sallusti fece ricorso alla Corte di Strasburgo affinché gli rendesse giustizia. A distanza di sette anni è arrivata la sentenza europea che gli dà ragione. Egli, in base al principio che regola la libertà di espressione, non poteva finire al gabbio. E ora lo Stato dovrà risarcire il collega: 12 mila euro più 5 di spese legali, a dimostrazione che il giornalista è stato vittima di un errore giudiziario. Peccato che coloro che tale errore hanno commesso non pagheranno un' ostia. Un uomo viene rinchiuso per aver fatto il proprio lavoro, quello del direttore responsabile, e i signori che hanno sbagliato la fanno franca, perché considerati intoccabili quali dei dell' Olimpo. Una assurdità. Se io cronista calpesto una buccia di banana vado dietro le sbarre anche se incolpevole, mentre i giudici che calpestano il diritto a mio danno la sfangano. Essi talvolta interpretano la legge a capocchia e nessuno tira loro le orecchie e neanche il bavero. Ciononostante non me la prendo con le toghe, ci mancherebbe, bensì con quegli idioti dei politici, compresi quelli che ho votato, i quali non sono capaci di riformare il codice penale fascista che per la diffamazione a mezzo stampa prevede i ceppi anziché, come avviene nel mondo civile, un semplice risarcimento pecuniario. A suo tempo pregai Berlusconi di intervenire in questo senso, ma neanche lui è riuscito a risolvere il problema. In Italia i giornalisti continuano ad essere equiparati a criminali comuni. E ciò mi fa girare i santissimi. di Vittorio Feltri