Caro Buttafuoco, la tua solidarietà sembra suicidio
Non avevamo ancora concluso i festeggiamenti per la scomparsa di uno dei più terrificanti tormentoni del giornalismo - l' atroce «dibattito sul futuro della destra» - che subito Pietrangelo Buttafuoco è arrivato a smentirci, dimostrando come l' argomento sia tutt' altro che esaurito. Sul Fatto di ieri ha pubblicato un articolo durissimo dedicato appunto alla destra italiana; un affondo con cui non si può non fare i conti. Sia in virtù di ciò che Pietrangelo rappresenta per un' intera area politica sia per le questioni che affronta. Più che un pezzo, il suo, è un massacro: una gragnuola di cazzotti, alcuni dei quali sotto la cintura, per far male. Comincia così: «La destra non è di destra». E prosegue: «La destra non è destra quando - nella pesca delle occasioni, come oggi - diventa la spazzatura di tutti i populismi». Il bersaglio è chiaro: «La pubblicistica prodotta dall' agit prop occidentalista il cui assunto è il sillogismo: tutti i terroristi sono musulmani, i musulmani, dunque, sono terroristi. Un ragionamento da cucina elettorale: gli immigrati sono musulmani, ergo, sono tutti da prendere a calci in culo». Pietrangelo cita poi l' intervista all' intellettuale francese Guillaume Faye firmata dal sottoscritto assieme a Mauro Zanon. «Faye parla di "deculturazione" dell' Europa», scrive, «ma se c' è - e c' è stata - la deculturazione è stata messa in opera dai neo-con di George W. Bush». A seguire, l' uno-due per il knock out: «Non ha un blocco sociale cui destinare il proprio progetto, la destra. La destra che c' è, è quella che più piace alla sinistra, è una caricatura». In conclusione, il riferimento a una foto apparsa negli anni 90 sul Secolo d' Italia, che raffigura il segretario del Msi: «Ha in braccio una bambina di colore, profuga (...) e il titolo così grida: "Solidarietà"». Ora, lungi da noi pretendere di dare lezioni a chicchessia - tantomeno a Pietrangelo - su che cosa sia la destra o che cosa debba essere. Ci permettiamo però un paio di considerazioni. La deculturazione di cui parlava Faye in Europa c' è stata, e sicuramente è dipesa anche dalla pop culture americana, dalla Californication iniziata ben prima dell' avvento di George W. Forse, però, con il pop è ora di confrontarsi. Perché un blocco sociale della destra esiste eccome, ed è composto anche da ragazzi che giocano ai videogame, che ascoltano hardcore e non sono necessariamente dei dementi, anzi. Si può leggere Céline o Giovanni Damiano o Ezra fa surf di Adriano Scianca e allo stesso tempo seguire le serie tv. Magari si impara pure qualcosa. Si può amare Fight Club di Palahniuk senza diventare schiavi degli Usa. Ma veniamo al punto dolente, cioè l' islam (a cui Buttafuoco è recentemente «ritornato»). Vero: non tutti i musulmani sono uguali e certo non tutti sono terroristi. C' è un islam che non ha mire di conquista dell' Occidente. E ignorare le distinzioni finora ci ha portato solo male, come dimostra la situazione siriana. Però c' è anche un islam che punta a sottomettere l' Europa, e il mondo. Che, se ne avesse la possibilità, ci cancellerebbe dalla faccia della terra (noi italiani, noi europei, noi occidentali). Allora non si può rispondere ogni volta che l' islam è una religione di pace, perché è una banalità tanto quanto l' affermazione «tutti i musulmani sono terroristi». Facciamo i conti con la realtà. Guardiamo a ciò che succede a Milano, Torino, Londra, Parigi. Ai «centri culturali» islamici che sono in realtà una copertura per il fanatismo e il terrorismo (lo ha detto a un incontro organizzato dall' associazione Sol.Id Sayyed Ammar al Moussawi, il «ministro degli Esteri» di Hezbollah). Pietrangelo inquieta quando scrive che le migrazioni sono «lo smottamento di faglie terresti con le masse umane in luogo delle voragini dove la luce che va a spegnersi di una civiltà va ad accendersi in un' altra». Suona come l' elogio della Grande Sostituzione: fate largo ai giovani stranieri, voi occidentali moribondi. Più che Spengler sembra Houellebecq: rassegnatevi alla sottomissione. Le masse umane che si muovono oggi non sono quelle degli anni 90, per numero e composizione. E chiedere di fermare l' invasione non significa essere razzisti, ma opporsi al multiculturalismo che uniforma e livella: si deve essere solidali, ma non si può essere suicidi. Il sospetto è che a fare davvero il gioco della sinistra sia la destra ancorata a vecchi stereotipi. Quella da esporre in salotto come una curiosità orientale, che cita Evola e non dà fastidio. Scrivere che l' Occidente fa schifo nel suo complesso, o che l' immigrazione di massa è necessaria, significa fare il gioco delle varie Boldrini sparse sul suolo italico. E sostenere che la destra italiana è ridotta ai rutti da bar di sicuro fa bene al Fatto. Ma forse fa un po' meno bene alla destra. Francesco Borgonovo