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Cimitero del Verano di Roma, profanata la tomba di Rino Gaetano. Rubata una riproduzione della chitarra di marmo

Rino Gaetano

L'avvocato di famiglia Lombardi: "Non mi meraviglierei se finisse in vendita on-line o fosse usato per estorsione"

Eleonora Tesconi
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Nemmeno i morti sono esenti da furti. E al cimitero del Verano di Roma, i ladruncoli non hanno risparmiato la tomba di Rino Gaetano, profanata, secondo le prime ipotesi, nella mattinata di sabato 27 luglio. I saccheggiatori, questa volta, non hanno messo le mani su arredi, croci o pupazzetti, gli oggetti più diffusi all'interno del grande camposanto, ma sono andati a mira sicura verso una tomba "preziosa": "Riquadro 119, piano terra, cappella quinta, loculo 10", in cui, dal 1981 riposa il cantatutore crotonese, che perse la vita in un terribile incidente in via Nomentana, a pochi passi da casa. Il furto - La tomba di Rino Gaetano è stata profonata, con ogni probabilità, sabato mattina. Se il furto fosse avvenuto prima, dato che la cappella è molto conosciuta dai pellegrini che ogni giorno vi si recano in visita, qualcuno si sarebbe certo accorto che qualcosa mancava all'appello. Il ladro (o più di uno), armato di attrezzo da carpentiere, ha divelto il perno con il quale era fissata alla lapide una chitarra in marmo e si è impossessato dunque della preziosa riproduzione dello strumento che Anna, la sorella del cantautore, aveva fatto creare su ispirazione dell'ukuele con il quale Rino si era esibito nel 1978 al festival di Sanremo e in tante altre esibizioni apparizioni televisive. Il valore dell'opera, mezzo milione delle vecchie lire. Non si tratta di un marmo qualunque, ma di un raro oggetto in afyon, una pietra di una luminosità particolare. Sulla riproduzione, una scritta: "Sognare la realtà, vivere un sogno, cantare per non vivere niente". Oltre alla chitarra, il saccheggiatore si è impadronito del quaderno in cui i fan in visita alla tomba scrivevano pensieri e frasi di cordoglio in memoria dell'artista scomparso più di trent'anni fa.   La denuncia - "Questa mattina presenteremo la denuncia - ha dichiarato l'avvocato Leopoldo Lombardi, che rappresenta la famiglia Gaetano -.  Io non credo all'ipotesi dell'ammiratore feticista. Non mi meraviglierei se quell'oggetto finisse in vendita on-line o, peggio ancora, fosse usato per un'estorsione alla sorella di Rino. Si tratta di un reato grave, perché oltre al furto con destrezza scatta anche l'articolo 408 del codice penale in materia di vilipendio di tomba che prevede una pena da sei mesi a tre anni".

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