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Milano, ecco quanto ci costa ripulire il campo rom: le cifre indignano la città

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Massimo Sanvito
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È tutto nero su bianco nelle cinque pagine di determina dirigenziale firmata dal direttore dell’Area Igiene Ambientale di Palazzo Marino. Ora le cifre sono ufficiali: ripulire l’ormai ex campo rom di via Bonfadini, e le aree limitrofe, costerà alle casse pubbliche 9,3 milioni di euro in totale. Cumuli di terra, rifiuti di ogni genere, persino amianto. Ma soprattutto oltre cento carcasse di auto rubate, vivisezionate e date alle fiamme. Rimozione e smaltimento sono affidati a Sogemi, partecipata del Comune di Milano, che nell’ambito del progetto Foody 2025 allargherà le attività dell’Ortomercato nel territorio su cui da fine anni ’80 allo scorso luglio è rimasta in vigore la legge dei nomadi abruzzesi. Illegalità e degrado all’ennesima potenza che hanno fatto dell’insediamento uno dei buchi più neri di tutta Italia. Peseranno dunque sulle tasche dei milanesi (Sogemi infatti riaddebita al Comune di Milano i costi sostenuti) le operazioni di bonifica di questa fetta di periferia sud-est fin troppo tollerata da tutte le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi quarant’anni; con una menzione speciale per le giunte più recenti, che seppur siano giunte allo sgombero hanno contribuito in modo particolare alla creazione di un ghetto completamente sottratto a ogni qualsivoglia regola.

LA CRONISTORIA
Il primo documento ufficiale riguardante la pulizia dell’area è un’ordinanza sindacale datata 27 settembre 2018 a cui non sarà dato corso. Passano più di tre anni, siamo al 16 dicembre del 2021, e il Comune affida a Sogemi «l’attività di rimozione dei cumuli di terra e smaltimento dei rifiuti giacenti». Viene approvata una spesa di 6,1 milioni di euro, di cui 1,67 per il 2021 e 4,43 per il 2022. Tralasciando i formali passaggi burocratici, si arriva al 7 marzo 2023: con un’altra determina dirigenziale si approva la spesa di 1,67 milioni per il 2023. Nove mesi più tardi, è il 14 dicembre, viene quindi approvata un’integrazione di spesa pari a oltre 463mila euro per il 2023 un’ulteriore spesa di 1.026.000 per il 2024. Non mancano nemmeno intoppi burocratici e meterologici in questa annosa vicenda. Il 14 giugno scorso Sogemi informa il Comune che i tempi delle attività di rimozione e smaltimento dei rifiuti hanno subito dei prolungamenti sostanzialmente dovuti a due ragioni. La prima: il ritardo nel rilascio delle autorizzazioni «per le due campagne di vagliatura e frantumazione che, al posto dei 30 giorni previsti dalla normativa vigente, hanno impiegato rispettivamente 56 giorni la prima e 84 giorni la seconda (con necessaria interruzione dell’attività)». La seconda: il maltempo che ha reso discontinue le lavorazioni: «Da gennaio 2024 al 13 giugno si sono verificati 63 giorni di pioggia su 165 totali, con tutte le conseguenze che comportano rispetto all’attività di scavo, pesatura e movimentazione delle terre».

 

 

INTOPPI E SPRECHI
Ma non è tutto. Perché con una nota del 24 luglio la partecipata che gestisce l’Ortomercato comunica all’amministrazione comunale «che durante l’esecuzione delle attività sul rilevato nord sono stati rinvenuti ulteriori e maggiori quantitativi di materiale contenente amianto il cui costo di smaltimento non trova copertura nel quadro economico finanziato». Si parla di ulteriori 67.100 euro. Dunque, per il 2024, la cifra lievita a 1.093.100 euro. In totale, dunque, dal 2021 a oggi la bellezza di 9,3 milioni per ripulire l’area. A oggi, il Comune di Milano ha liquidato a Sogemi 5.041.066 euro, di cui 3.072.048 per il 2022 (su 3.982.262 euro, visto che «è stato mantenuto cautelativamente in sede di riaccertamento un residuo passivo a seguito di quanto richiesto da Sogemi per l’adeguamento prezzi a oggi non riconoscibile) e 1.969.017 euro per il 2023 (su 2.134.058 euro totali). Manca ancora il milione e quasi centomila euro 2024.

Uno spreco di risorse abnorme, che fa ancora più rabbia se si pensa che Sala e compagni, dopo lo sgombero del campo, nonostante la sfilza di malefatte commesse hanno premiato i rom di via Bonfadini con case popolari nuove, sfruttando la corsia preferenziale dei Servizi abitativi transitori dedicata alle famiglie in condizioni di fragilità e finendo per rinfocolare le tensioni sociali nei quartieri (Niguarda e Quarto Oggiaro) che non hanno salutato con piacere l’arrivo dei nomadi.
Non a caso subito responsabili di episodi spiacevoli, tra subaffitti, petardi e aggressioni fisiche.

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