Candidata sindaco, la lunga rincorsa della dem Buscemi
Alla cerimonia degli Ambrogini d’oro, la messa laica della politica nel giorno di Sant’Ambrogio, la presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi, ha indossato un abito unico, speciale nel suo genere, volendo rendere omaggio alla memoria della famiglia di stilisti milanesi Finzi, Edgardo e Guglielmo, deportati dal nazifascismo e morti nei campi di concentramento. Un gesto, quello dell’esponente dem, molto apprezzato da tutti. Come gradito è stato il suo intervento, tarato sulle corde dell’antifascismo e del politicamente corretto, com’era logico aspettarsi dalla Buscemi.
Ma tanto il vestito quanto il discorso della presidente del Consiglio agli Ambrogini, rappresentano l’epifenomeno della messa laica della politica, perché il vero tema è un altro. La Buscemi, avendo deciso di aderire all’incarico che le è stato assegnato dall’Aula di Palazzo Marino, riempie la propria agenda con tanti impegni (oggi, per dire, prima sarà all’inaugurazione dell’anno accademico dello Iulm, poi alla Cattolica per la presentazione di un libro e in serata al concerto di Natale nella Chiesa di Sant’Angelo) arrivando a fare ombra al sindaco, Beppe Sala.
La tal cosa, ovviamente, non è passata inosservata e nei chiacchiericci delle varie parrocchiette politiche del centrosinistra si mormora che la Buscemi starebbe studiando da aspirante candidato a sindaco per il dopo Beppe. Sia chiaro, le condizioni ci sarebbero pure. Nata e cresciuta a Milano, amante della montagna, nel 2006 si è laureata in Filosofia, con una tesi in Storia del pensiero politico, e come Matteo Renzi vanta una «lunga esperienza con gli scout». Nelle fila del Pd ha costruito la propria carriera politica, arrivando dov’è ora. E l’oggi della Buscemi è quello di un futuro da scrivere, dovendo misurarsi con le voglie di quanti, come Pierfrancesco Majorino, sognano di «prendersi» Palazzo Marino. Ma nella città dell’università in mano alle donne, una donna sindaco sarebbe la quadratura del cerchio...