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Milano, Pisapia alza l'Irpef e il prezzo del bus

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia visto dal nostro Benny

Botta da 1.000 euro a contribuente. E la ricetta della sinistra milanese è copiata anche da Orlando a Palermo, De Magistris a Napoli, Doria a Genova

Giulio Bucchi
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Era il primo giugno 2011 quando dal palco di piazza del Duomo il neo sindaco Pisapia allargava le braccia per accogliere la “primavera arancione”, quella che avrebbe dovuto fare di Milano una città aperta e più equa. Da quel giorno sono passati poco più di due anni e a parte qualche registro inutile da un punto di vista legale (coppie di fatto e fine vita), l'unica cosa che il vento arancione ha portato sulla città è stato un aumento esponenziale e senza sosta delle tasse, che nel 2013 dovrebbero ammontare a un miliardo e cinquecento milioni contro gli appena 631 milioni dell'era Moratti. Un aggravio che arriverà a pesare fino a 1.100 euro sulle tasche del singolo cittadino.  L'ultimo caso, quello che dovrebbe andare in scena già venerdì, riguarda l'addizionale Irpef per la quale Pisapia e il suo assessore al bilancio pensano di adottare un'aliquota unica dello 0,8% per tutte le fasce di reddito, senza distinzioni di sorta. Anzi, con un abbassamento della soglia di esenzione che passa dagli attuali 33.500 euro di reddito (chi è in questa  fascia passa da zero a 246 euro all'anno) ad appena 15 mila. Una mazzata che costringerà il 62% dei milanesi (975 mila persone) a pagare. Un aumento significativo se si considera che fino ad oggi i tassabili erano appena 225 mila residenti. Questa modifica dovrebbe portare nelle casse del Comune la bellezza di 172 milioni di euro (contro i 62 del 2012).   La litania per giustificare tutto questo è sempre la stessa: il patto di stabilità e Roma che stringe i cordoni diminuendo i trasferimenti. La realtà, però, è che da quando al governo di Milano c'è la sinistra non c'è balzello o servizio pubblico che sia salvato dagli aumenti. E questo a fronte di una spesa corrente che è schizzata dai due miliardi e mezzo dell'ultimo anno della Moratti ai tre miliardi e quattrocento mila del bilancio 2012. Un aumento di quasi un miliardo che è stato finanziato da Pisapia con vendite di beni pubblici (il 29,75% di Sea per un incasso di 385 milioni), ma soprattutto infilando le mani nelle tasche dei cittadini con una serie di aumenti indiscriminati delle tasse.  A partire proprio dalla già citata Irpef che la giunta arancione aveva prima introdotto nel 2011 e poi rivisto al rialzo nel giugno 2012 quando studiò cinque scaglioni di reddito che andavano dallo 0,3% allo 0,7%. Infine la trovata dell'aliquota unica che dovrebbe essere approvata in settimana.  Un'altra stangata di Pisapia è quella che riguarda Area C. Con la Moratti per entrare in centro si pagava a seconda del modello dell'auto, ora con Pisapia gli euro per il pedaggio sono diventati cinque per tutti. Sempre nel 2012 gli arancioni hanno introdotto la tassa di soggiorno da pagare sulle stanze d'albergo. Anche questa è già stata ritoccata al rialzo quest'anno, fino a raggiungere per gli alberghi di lusso il massimo consentito dalle normative (5 euro a notte). Sotto le grinfie del fisco comunale è poi passata la Cosap, la tassa per l'occupazione del suolo pubblico, che nel giro di due anni è stata più che raddoppiata (solo nel 2013 è previsto un rincaro del 50%) costringendo, tra i casi più eclatanti, lo stesso Pd milanese a traslocare la tradizionale festa regionale a Sesto San Giovanni, perché le spese per la Cosap erano troppo alte. Poi c'è stato l'adeguamento di tutte le tariffe di asili, mense, case di riposo, che in alcuni casi ha superato anche il 20%.  Per ultimo, ma solo perché è il più popolare, abbiamo lasciato l'aumento del biglietto e degli abbonamenti dell'Atm. I primi sotto la gestione Pisapia sono passati prima da un euro a un euro e 50 e dal primo gennaio 2014 è previsto un nuovo rincaro di 20 centesimi (1,70). Parimenti ai biglietti singoli sono stati aumentati anche i carnet settimanali.  La scorsa settimana, invece, è toccato agli abbonamenti di Atm. Anche qui la stangata è stata forte, soprattutto per studenti e pensionati che in alcuni casi si sono visti raddoppiare l'importo. A breve, poi, sono previsti aumenti anche per i parcheggi a pagamento (rincari nell'ordine del 10% sulle strisce blu) e per quelli riservati ai residenti che da gratuiti sono stati portati a pagamento.  Con Pisapia a Palazzo Marino non l'hanno fatta franca nemmeno le case con l'Imu che, prima della sua dipartita per decreto governativo, era lievitata dal 5 per mille del 2011 al 10,6 previsto per il 2013. E ora che questa tassa verrà sostituita con la Service Tax sulla quale peseranno le volontà delle giunte, i milanesi hanno un ulteriore motivo di preoccupazione. Perché l'aumento delle tasse a fronte dell'aumento della spesa corrente è la cifra di questa amministrazione. E il vento arancione che due anni fa soffiava in piazza Duomo presto potrebbe tornare a soffiare. Per liberare Milano dall'allegro balzellificio Pisapia. di Fabio Rubini

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