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Lombardia, Maroni contro Formigoni: "Pronto a chiedergli i danni"

Formigoni con il leader leghista Maroni

Il governatore deciso a costituirsi parte civile per la questione corruzione. Il Pdl lo avverte: "Daremo battaglia"

Giulio Bucchi
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Pronti a costituirci parte civile «in tutti i processi che coinvolgono esponenti della Regione. A qualunque titolo». Formigoni incluso? «Certo. Siccome viene ipotizzato un danno alla Regione...». Di stilettate se ne erano già viste parecchie, ma questa volta Roberto Maroni ha scelto di passare alle cannonate. Il governatore lombardo ha annunciato ieri di essere pronto a chiedere i danni al suo predecessore, indagato dalla procura di Milano. A fornire il casus belli sono le vicende legate a Massimo Guarischi, ex consigliere di Forza Italia a processo per corruzione. Il Pirellone gli chiederà i danni. E il presidente leghista ha fatto chiaramente capire che non  si tratta di un caso isolato. Toccherà anche a tutti gli altri indagati. In altre parole, la Regione si schiererà apertamente contro l'uomo che l'ha guidata per vent'anni.  Una sberla al Celeste esiliato a Roma, la cui replica è  arrivata dopo pochi minuti. «Il presidente Maroni abbia il buon gusto di attendere almeno che il giudice per l'udienza preliminare decida o meno l'eventuale rinvio a giudizio», ha fatto sapere l'entourage  di Formigoni, «cosa che, nel tentativo di differenziarsi dai diciotto anni di buon governo precedente, il presidente Maroni può forse augurarsi. Ma non è lui a decidere».   La guerra è iniziata e i fedelissimi dell'ex governatore si scaldano. Il consigliere regionale Pdl Stefano Carugo, per esempio, fa notare che «a Formigoni non è stato contestato alcun danno erariale». Il politico azzurro, secondo le tesi dell'accusa, avrebbe infatti percepito una lunga serie di regali in varie forme (viaggi, cene etc.) per facilitare i rimborsi a una clinica privata del pavese: la Maugeri. Un ospedale che era rappresentato da un suo vecchio amico,  Pierangelo Daccò.  A subire un torto, però, sarebbero state le altre cliniche convenzionate in Lombardia, cui sarebbero stati sottratti fondi, non altri. Oltre a ciò, ovviamente, resta un grosso nodo politico. I rapporti tra gli esponenti ciellini della maggioranza e i rappresentanti lumbard sono già tesi. E questa uscita rischia di rovinare le vacanze alla giunta.  «Sono stupefatto dalle parole del presidente», continua Carugo, «anche perché lui è sempre stato un garantista, se ha intenzione di cambiare rotta ce lo segnali, prenderemo provvedimenti». In che modo? «Avevamo detto che l'aula si sarebbe trasformata nel Vietnam. Forse sarà peggio. Forse sarà come in Afghanistan». Altro punto: «Se il principio di costituirsi parte civile vale per tutti, deve partire anche per la Lega». In effetti, non sono pochi gli esponenti del Carroccio sui quali  potrebbe pendere la spada di Maroni. In particolare per quanto riguarda l'inchiesta sui rimborsi gonfiati nella passata legislatura. Tra i consiglieri che avrebbero esagerato con le spese addebitate al Pirellone c'è una lunga lista di consiglieri lumbard, incluso l'ex capogruppo Stefano Galli. E molti di loro ancora siedono nell'aula di Regione. Altri, come il figlio del Senatur, hanno lasciato e ora si occupano d'altro, ma restano sotto indagine. Maroni, seguendo il suo ragionamento, dovrebbe quindi ordinare ai suoi uffici di chiedere i danni a un membro della famiglia Bossi. In via Bellerio qualcuno starà iniziando a preoccuparsi. di Lorenzo Mottola

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