Milano, i parenti del 21enne vittima di Kabobo: "Non vogliamo Pisapia ai funerali"
Gli amici e familiari di Davide Carella protestano con il sindaco, che non ha risolto l'emergenza-sicurezza della città
di Marianna Baroli Il declino di un sindaco vola sul filo della tecnologia. Più precisamente, dei social network. Dopo il messaggio postato sul profilo ufficiale del primo cittadino su Facebook con cui Giuliano Pisapia annunciava la decisione di indire il lutto cittadino per onorare le vittime del Niguarda, morte ingiustamente sotto la follia di un piccone e in un clandestino irregolare di origini ghanese, il web è esploso. E non in quel senso positivo che Giuliano era abituato a conoscere. A parlare, tra gli indignati, i parenti di una delle vittime. Roberto Testa, cugino di Daniele Carella il giovane 21enne ucciso, sceglie Facebook per parlare a cuore aperto al sindaco Pisapia e non trattiene la rabbia. «Caro sindaco, dopo che ho perso un cugino come posso non avere rabbia? Le do un consiglio non venga al funerale eviti episodi di rabbia perché le assicuro che i parenti tutti delle vittime non hanno bisogno di essere presi in giro con frasi fatte». Per lui, troppi gli errori commessi: «Da quando Pisapia è al potere sono stati fatti troppi errori - continua - mio cugino era una persona stupenda e non meritava di morire. Penso che il sindaco e l'amministrazione Pd indirettamente abbiano delle grandi responsabilità su questa tragedia». E così, dopo i mesi in cui era divenuto il re incontrastato del social network è arrivato ora il triste declino. Lui, prima di divenire sindaco, aveva puntato tutto sul mondo online: nei tempi in cui ci si preparava all'arrivo del grande vento arancione su Milano, Pisapia aveva scelto come arma vincente piattaforme come Facebook e Twitter in grado di entrare nelle case meneghine con notizie e aggiornamenti in tempo reale su quel che si voleva fare per un futuro migliore. Allo sventolare delle bandiere in piazza Duomo nel clima di festa c'erano anche loro, i milanesi 2.0 che tuttavia, da alcuni mesi, hanno iniziato ad abbandonare e a rivoltarsi contro il sindaco arancione. Ma i bei tempi di un regno tecnologico felice sono giunti alla fine. Il punto arriva ieri, dopo mesi di agonia per Giuliano e il suo staff che hanno dovuto ammettere la sconfitta e arrendersi al fatto che, ormai, è giunto il momento di deporre mouse e corona e abbandonare l'idillio di complimenti e messaggi di sostegno e fare un passo in avanti su quel palco virtuale ora fatto di insulti e critiche. Milano ferita nel profondo questa volta non ce la fa più. Gli stessi che un tempo ricoprivano di elogi gli spazi del sindaco, oggi lo seppelliscono sotto dure critiche. «Fare anche qualcosa di concreto per la sicurezza pare brutto?» chiedono su Twitter in risposta all'annuncio del lutto cittadino. Ma non solo. «Oltre al lutto cittadino, inizi ad avere il pugno di ferro con gli extracomunitari irregolari», scrivono. E ancora: «Come è possibile che su 2825 agenti siano meno del 20% quelli per strada?». Largo spazio anche ai delusi che si rivolgono al primo cittadino come fossero amici traditi: «Caro sindaco, ricordo bene le tue parole, sei venuto qui prima delle elezioni a prometterci un ambiente migliore, maggior attenzione ai poveri ed agli anziani, agli ammalati. E' tutto come prima, anzi...». Su Twitter Giuliano Pisapia viene appellato come «Il peggior sindaco che la storia di Milano abbia mai avuto». Il declino di un presunto eroe si legge ora perfettamente su una bacheca che somiglia a un campo di battaglia e che accusa il primo cittadino «votato non per meriti ma per dispetto» di aver «svenduto la un tempo bella Milano alla criminalità».