Regione Lombardia, dubbio Albertini: "Senza l'Udc non mi candido"
I centristi vanno a sinistra e l'ex sindaco di Milano, carta del Pdl alle prossime elezioni, frena: "Se salta il progetto del Ppe italiano non si fa nulla"
di Fabio Rubini Il quadro delle regionali lombarde si fa sempre più intricato. Anche Gabriele Albertini mette i paletti di quella che, fino a pochi giorni fa, sembrava una candidatura scontata. L'ex sindaco di Milano chiama a raccolta i movimenti civici, senza i quali non potrà esserci un progetto per le regionali. E nuovi scenari potrebbero aprirsi nel centrodestra. Onorevole, a che punto è la sua candidatura? «Stiamo completando la formazione del comitato elettorale. Adesso attendiamo le adesioni dei movimenti come quelli di Giannino e Montezemolo, indispensabili per la partenza del progetto». In caso contrario Albertini potrebbe fare un passo indietro? «Se non ci sono i movimenti con il loro apporto di società civile, non ci sarà una lista civica. Il 24 c'è il convegno di Lombardia per le Riforme, Giannino mi ha detto che ci sarà, ma non basta. Serve un'adesione ufficiale fatta di nomi e cognomi. Altrimenti non se ne fa nulla». Eppure nel video diffuso in rete è abbastanza chiara la sua volontà di scendere in campo. «Infatti questo è solo uno scenario, ma voglio che sia chiara una cosa: io accetto la candidatura solo se c'è il progetto per comporre ciò che si può del Ppe italiano e dei movimenti di opinione che si stanno affermando, come Giannino e Montezemolo». Con queste premesse, crede possibile la riapertura di una trattativa con Lega e Pdl? La Russa dice: «Albertini potrebbe essere un candidato super partes». «Non ho nulla contro la Lega o contro il Pdl, ma io sono sceso in campo con un progetto ben preciso. Ma a questo punto non potrei fare una capriola all'indietro per una questione di potere. Questi eventuali accordi li lascio ad altri. A Maurizio Lupi, per esempio. Lui sarebbe il candidato ideale per questa rinascita della coalizione Pdl-Lega». Eppure quella cravatta verde sfoggiata nel video lasciava quasi pensare a un appello alla Lega. «Il verde è un colore che mi piace. In passato spesso mi sono autocensurato proprio per motivi politici. Oggi invece dico: “Noi siamo la Lega buona”». In che senso? «Noi portiamo avanti le tesi di Miglio e Ricolfi, lasciando da parte quella Lega più becera del dio Po e del ciarpame sull'inno nazionale e l'uscita dall'euro. Noi vogliamo un federalismo liberista, la Lega invece preferisce uno statalismo regionale. In fondo l'operazione di Maroni che cos'è se non arrivare ad occupare la poltrona di presidente della Lombardia?». Nel suo messaggio lei dice della sanità lombarda che è «eccellente, ma anche un modello da migliorare dal punto di vista dell'efficienza e della trasparenza». Una presa di distanza da Formigoni? «Ribadisco il buon governo di regione Lombardia, quello che alcuni si sforzano di voler dimenticare. Quella sulla sanità è un'idea portata avanti anche da Giannino. Bisognerebbe costringere chi agisce in quel mondo a dotarsi degli stessi criteri di trasparenza delle società quotate in Borsa. Se il San Raffaele e la Maugeri anziché essere fondazioni fossero state Spa, ci si sarebbe accorti subito dei guai di bilancio». Un altro pilastro del suo progetto è (o meglio era) l'Udc, che pare voglia appoggiare Ambrosoli. «Da quanto ho capito sì. Ha scelto l'aritmetica al posto della politica. L'Udc sa che, in questo momento, l'altra parte ha più appeal ed è più facile vincere. È un peccato, perché in Europa le forze moderate stanno nel Ppe, invece sono curioso di vedere come Casini saprà mettere insieme le sue posizioni con quelle di Sel che, con tutto il rispetto, ha principi massimalisti che cozzano con quelli dell'Udc». All'inizio dell'intervista lei ha parlato di scenari possibili. Se i movimenti staranno con lei, la candidatura andrà avanti. Quali saranno i principi base del suo impegno? «Le basi del mio programma saranno tre. La prima: la nostra lista sarà composta per l'80% da esponenti della società civile e per il 20% da amministratori locali che hanno ben operato ma sono finiti ai margini dei partiti. E tutti dovranno sottoscrivere un severo codice etico». Il secondo punto riguarda invece il rapporto pubblico-privato. «Il dirigismo e l'eccesso di burocrazia sono nemici dello sviluppo. Non siamo tifosi del pubblico contro il privato, ma se il pubblico gestisce e fa le regole assieme, nascono conflitti d'interesse e si dà spazio all'opacità». Il terzo punto riguarda la riforma sanitaria della quale abbiamo già parlato. Suggestivo invece il suo parallelo tra New York «la città che non dorme mai» e Milano «dove se sta mai coi man in man». «È vero. Il carattere del lombardo sta in tre parole: intraprendenza, responsabilità e cuore. L'intraprendenza è la voglia di fare dei cittadini e delle nostre imprese, la forza di costruire il futuro. La responsabilità è il rigore, anzitutto davanti alla nostra coscienza. È la morale di chi si domanda ogni giorno che cosa sia giusto. Il cuore, è quello di persone che sono solidali e si organizzano per dare una mano, magari stando in silenzio, ma con efficacia. Queste tre doti sono quelle con le quali ci candidiamo a guidare la Lombardia».