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Ecco Severgnini e Gramellini, nuovi berlusconiani

Monti, serve più ottimismo e meno paura. Il Corriere invoca "fiducia", la Stampa ripudia il "babau". Sono come il Cav?

Giulio Bucchi
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Più fiducia, più ottimismo. Anche questo può essere l'antidoto alla crisi. A dirlo non è Silvio Berlusconi: quando ci ha provato fu sbertucciato, insultato, schernito. No, a dirlo sono due tra i più attivi nello sbertucciare e schernire l'ex premier: i fini corsivisti di Corriere della Sera e Stampa Beppe Severgnini e Massimo Gramellini. Scrive Severgnini: "E' inopportuno agitare lo spettro della Grecia (...). Perché spaventare una nazione spaventata? Meglio rassicurarla". Ohibò, che si sia cavalierizzato? Poi via qualche stoccata ai partiti, da destra a sinistra, ingordi e incapaci di essere in linea con gli umori degli elettori. Ma è al premier Mario Monti che il Corriere riserva un trattamento di tutto punto, barba e capelli: "Deve capire che i segnali pubblici sono importanti quanto i colloqui privati. Abbiamo bisogno di un leader accorto e sensibile, non di un capo che preferisce l'auspico all'incoraggiamento". "Perché Monti continua a farci del male?  - si chiede un costernato Gramellini nel suo Buongiorno quotidiano - Possibile che nella squadra dei tecnici non ci sia uno èpsicologo in grado di spiegargli che i cittadini non sono bambini da spaventare ma adulti da motivare?". Eccolo qua, il caro vecchio tema berlusconiano: l'ottimismo. "Manca una visione del futuro (...). Adesso il sentimento dominante nel discorso pubblico non è più la voglia, ma la paura". Se ci si limita a spaventare il cittadino con il babau della povertà, scrive il vicedirettore de la Stampa, "lungi dal reagire si dispera e si arrende". Ai tecnici, oltre che un filosofo, dunque, serve uno psicologo: "Uno che li aiuti a capire che nel destino delle nazioni esiste qualcosa di più grande dello spread". Parole già sentite, in altri Palazzi. Ma Severgnini e Gramellini possono stare tranquilli: per loro nessuno chiederà la sfiducia.  

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