Abc, ora provano a fregarsi: quello che rischia è Alfano
Bersani si salverebbe con il voto anticipato, Casini con l'accaparramento di cariche istituzionali. Pdl col cerino in mano
Il diavolo si nasconde, com'è noto, nei dettagli. Ma anche nei vertici di maggioranza fa la sua parte. Lo schema è quello consolidato dalla pratica ultradecennale di questo rito un po' esoterico. Se ne esce sempre con un accordo di facciata, mentre nelle pieghe dei ragionamenti restano gli equivoci pronti a saltare fuori quando si vuol far franare l'intesa o, peggio, rompere l'alleanza. È andata così con la legge elettorale, con le riforme istituzionali, con il finanziamento ai partiti, con il beauty contest. I rappresentanti della “strana” maggioranza dapprima si mostrano decisi a procedere su tutte le materie come un sol uomo; poi, tornati nelle stanze delle rispettive segreterie, emanano tonanti proclami che dovrebbero preludere a spaccature insanabili. Sanno che non è ancora arrivato il momento di rompere le file, ma si rendono anche conto che la usurata manfrina potrebbe riservare sorprese incontrollabili. La gente, di questi giocherelli non ne può più. E non si dica che è l'antipolitica che deve essere arginata: si abbia il coraggio di ammettere che è la cattiva politica che bisogna mettere sotto accusa da parte dei partisti i quali, se vogliono avere una speranza di salvezza, devono sottrarsi alla slavina della pubblica disapprovazione nel solo modo possibile: rifiutando gli approcci consociativi ed ipocriti cui ci hanno abituati i loro segretari. Questi, diffidando l'uno dell'altro, non si rendono probabilmente conto che condurre trattative con il retropensiero di fregarsi a vicenda non porta da nessuna parte. O meglio: porta vantaggi a Monti e ai suoi ministri, sponsorizzati sempre e comunque dalle istituzioni europee, che hanno facile gioco nel fare ciò che credono fino a minacciare, come insegna la Fornero, il ritiro sotto la tenda lasciando le forze politiche con il cerino in mano. Se questo, frutto dei vertici nei quali si aggira il diavolo, dovesse accadere, a bruciarsi le dita tra A, B e C sarebbe il primo, perché il secondo si salverebbe con le elezioni anticipate ed il secondo con l'accaparramento di cariche istituzionali in cambio della neutralità, o quanto meno della non preconcetta ostilità, al governo della “foto di Vasto”. Giocato sulle frequenze e sull'articolo 18, il Pdl non so se ha realizzato che conta sempre di meno. E la ragione è che si sente già sconfitto. Le condizioni della ripresa sono proibitive: abbandonato da un capo silente, privo di alleati possibili, dilaniato da giochi correntizi che presentano anche risvolti di comicità: pensate, in vista del congresso di Roma è già stato deciso il vincitore con un patto che prevede ben cinque (dovevano essere sette) vice-segretari. Credete che nella Capitale come altrove l'accordo sia stato raggiunto sulla base di un programma? Neanche per sogno. I signori delle tessere si sono garantiti la spartizione delle candidature. Come si fa a non capire che l'elettorato immagina ben altri atteggiamenti da parte di coloro che dovrebbero rappresentarlo? Alfano va ai vertici la cui sostanza sbiadisce nel breve tragitto tra palazzo Chigi e Montecitorio. Le Commissioni si riuniscono ritenendo di legiferare sulle intese raggiunte in alto loco: puntualmente tutto salta all'improvviso. Le Aule di Camera e Senato, perciò, nella migliore delle ipotesi certificano quel poco, perlopiù inessenziale, su cui gli interessi delle le forze politiche reggono alla prova dei voti; diversamente trascorrono due o tre giorni a votare mozioni che non saprei se più inutili o dannose, tanto per dare segni di esistenza in vita. Il diavolo riesce sempre a fare bene il suo lavoro. Soprattutto se manca l'esorcista. Ecco: ABC se ne dovrebbero portare uno appresso quando s'incontrano. di Gennaro Malgieri