L'India manda spie a Roma Vogliono incastrare i Marò
Gli 007 asiatici stanno cercando sul nostro territorio una serie di prove contro i due militari. Giallo sulle armi periziate a Trivandrum
Ritardi, perizie che non arrivano mai, vacanze giudiziarie di un mese, e ora perfino le spie. Le autorità indiane stanno facendo di tutto per incastrare i due marò italiani detenuti a Trivandrum, nello Stato del Kerala, con l'accusa di omicidio. Dalle pagine del Foglio è arrivata un'accusa molto forte, che getta altra cattiva luce sull'operato poco chiaro di un Paese che, in teoria, dovrebbe avere buoni rapporti con l'Italia. Gli agenti dell'ambasciata indiana a Roma, scrive Daniele Raineri, sono in subbuglio da qualche tempo e stanno cercando sul nostro territorio una serie di prove contro i due militari e anche informazioni sul fucile d'assalto Beretta ARX-160. Attorno a quest'arma c'è ormai un vero e proprio giallo, creato proprio dalla poca chiarezza degli inquirenti indiani sulla perizia balistica. Nei giorni scorsi la polizia scientifica di Trivandrum aveva sostenuto che ad uccidere i due pescatori sono stati proiettili esplosi da due fucili Beretta ARX 160. Peccato per loro però, che, come afferma la Marina militare, nessuna delle armi sequestrate a bordo della nave Enrica Lexie fosse un fucile di quel modello. Si tratta, invece, di sei Beretta AR 70/90 e due mitragliatrici Minimi. Gli ARX 160 sono, infatti, di nuova fabbricazione ed attualmente in sperimentazione presso il reggimento San Marco, ma ancora non impiegati in servizio e nelle operazioni fuori area. Quindi non si capisce proprio da dove sia emersa questa ipotesi. Forse gli indiani, per incolpare gli italiani a priori, hanno preso, casomai da internet, il nome di quei fucili non ancora in dotazione. Fatto sta che servirà ancora tempo per conoscere la verità. L'udienza davanti all'Alta Corte del Kerala, che dovrà decidere proprio sulla giurisdizione del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è intanto slittata a dopo il 20 maggio, a causa delle ferie giudiziarie di un mese. I giudici hanno così prolungato l'arresto di altri 14 giorni. Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, cerca di mantenere un profilo basso per evitare ogni conflitto. Ma rischia di fare il gioco degli indiani. Preoccupano soprattutto gli esiti ufficiali della perizia balistica, che non sono ancora stati pubblicati. La stampa ha già anticipato le conclusioni: a uccidere i pescatori sarebbero stati gli italiani. Un tecnico di lungo corso, Luigi Di Stefano, ha parlato di «incredibile faciloneria» nelle analisi condotte in laboratorio. C'è anche il sospetto che i proiettili incriminati non fossero italiani: secondo gli esiti dell'autopsia, infatti, si tratterebbe di un calibro 7,62x54R, sparato da un'arma di fabbricazione sovietica, e non di proiettili calibro 5,56x45, in dotazione alle nostre forze armate. Insomma, all'ingenuo fair play del governo Monti, Nuova Delhi risponde con il gioco sporco. di Alessandro Carlini