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La conversione di Schettino Ora è tutto casa e chiesa

Pesano sulla coscienza del capitano i morti del naufragio della Costa: l'unico conforto la preghiera e i colloqui con due preti

Nicoletta Orlandi Posti
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Francesco Schettino si dà alla preghiera. Sulla sua coscienza pesano i  morti del naufragio della Costa Concordia e la via religiosa deve essergli sembrata una buona manovra per alleggerirsela. Da quando il capitano si trova ai domiciliari, infatti, pare aver trovato conforto nei colloqui con Don Gennaro e Don Francesco, che hanno ottenuto il permesso di fargli visita dal Tribunale di Grosseto. Tre mesi e in media un incontro ogni dieci giorni tra Schettino e il parroco e il viceparroco di Santa Maria del Lauro. «Ho trovato un uomo addolorato per i morti di quella notte, in particolare per la bambina. Un uomo provato, ma valido, che affronta il dolore con forza», ha detto al Corriere Don Francesco, che gli ha anche portato dei libri «sul perdono di Dio», senza però rivelare quali. Non sia mai che diventino titoli di giornali e si aggiungano ai tanti, troppi secondo il sacerdote, privi di carità cristiana. Perché l'inchiesta giudiziaria è una cosa e la solidarietà umana un'altra. Del resto il prete fa il suo mestiere. Ma immaginare Schettino casa e chiesa fa quantomeno sorridere. E pensare male: un modo per farsi ben volere dalla gente?

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