De Gregorio, chiesto arresto "Pagato per passare al Pdl"
Il senatore di nuovo nel mirino dei pm accusato insieme a Lavitola di associazione a delinquere legata ai fondi dell'editoria
Non mi sento un perseguitato, ma qualche dubbio ce l'ho. E comunque per fermarmi mi devono sparare», dice il senatore Sergio De Gregorio a Libero. «E poi dove scappo con questa faccia?». De Gregorio è di nuovo nel mirino dei pm, accusato insieme a Valter Lavitola e ad altre quattro persone, di associazione a delinquere legata ai fondi all'editoria. Ma è deciso a difendersi «con le unghie e con i denti». Non sono bastate le sei ore di interrogatorio di fronte ai magistrati di Napoli lo scorso 12 marzo, né la replica il 19 per chiarire la sua posizione di indagato (da febbraio) per truffa e false fatturazioni in concorso con Lavitola nella vicenda dei contributi all'Avanti. Dieci ore sotto torchio e ieri la doccia fredda: ordine di custodia cautelare domiciliare subito trasmesso al Senato per l'autorizzazione. La Giunta delle immunità parlamentari, presieduta dal Pd Marco Follini, si riunirà tra domani e giovedì per analizzare le trecento pagine di ordinanza e nominare un relatore. La lettera aperta De Gregorio vuole essere ascoltato dai suoi colleghi: «Li guarderò negli occhi e risponderò a ogni domanda». Nel frattempo ha scritto una “lettera aperta di un senatore massacrato da una giustizia ingiusta”. «Dentro ci sono tutte le porcherie e gli errori giudiziari che ho subìto». Come quando, nel 2006, «i giudici di Reggio Calabria dissero che avevo incontrato un mafioso e lo avrei anche baciato. Fui prosciolto e provai che il fatto fosse insussistente». Oggi il suo accusatore, ex procuratore aggiunto di Reggio, è candidato a sindaco di Palmi per il centrosinistra. «Ha lasciato la toga per non dovere affrontare il procedimento disciplinare del Csm», scrive il senatore-giornalista nella memoria difensiva, in cui riporta copia delle missive: una al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, l'altra ricevuta dal Guardasigilli, Paola Severino, da cui il politico ha ottenuto l'apertura di