Di Natale: "Qua si gioca troppo Ho pensato di smettere"
Tragedia Morosini, il bomber dell'Udinese amaro: "In campo ogni tre giorni, altro che morti...". Tommasi: "Pensiamo alla salute"
Il calcio che macina partite e polemiche, anche dopo la morte di uno dei suoi protagonisti, non piace più a Totò Di Natale. Il centrocampista del Livorno Piermario Morosini ha perso la vita sabato pomeriggio a Pescara per un attacco cardiaco, si discute ancora dei ritardi dei soccorsi ma tra club e tifosi la vera domanda è stata: "Giusto bloccare tutte le partite in programma?". I calciatori, almeno loro, già sabato erano tutti d'accordo: "Non non ci pensiamo proprio a giocare. E se continuano a mandarci in campo ogni tre giorni, altro che morti...". Le parole, amare, sono quelle del bomber dell'Udinese Di Natale, appunto, uno dei più colpiti dal dramma di Morosini. "Per me era un fratello, un ragazzo straordinario. Sorrideva nonostante i tanti problemi che aveva (orfano giovanissimo, un fratello suicida e una sorella con handicap a casa, ndr). Quattro anni fa ho perso mia mamma e lui mi è stato molto vicino". Le polemiche e il dolore - Giusto, dunque, ricordarlo con un lutto vero, che bloccasse tutto. Anche perché dopo lo sfogo di sabato è arrivata la riflessione, fredda, di domenica, dalle pagine del Corriere della Sera: "Io lo sto dicendo da tanto tempo, ne ho parlato spesso anche con i nostri medici. Ho 34 anni e l'anno scorso ho pensato, scherzando ma non troppo, di ritirarmi perché non si riesce più a riposare. Il calcio è bello, è uno sport importante ma c'è anche la salute da salvaguardare". Stress e fatiche oltre i limiti fisici, con squadre in campo anche due volte nel giro di 48 ore. Non era il caso di Morosini e del Livorno, ma il rischio che il meccansimo-atleta s'inceppi è alto. "Se ne era parlato anche quando era saltata la prima giornata e il calendario del campionato si era compresso - ha ricordato il presidente dell'Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi -. Ma nel momento in cui il sindacato chiede un riposo invernale più lungo ci accusano di volerlo per andare ai Caraibi. Bisogna ragionare invece sui tempi di recupero, sui ritmi di lavoro e più in generale sull'attenzione alla salute". Anche se, va detto, quella di Morosini in attesa dell'autopsia sembra una pura fatalità, una di quelle disgrazie imprevedibili che spesso colpiscono ragazzi giovani e integri. Anche perché i controlli medici, nello sport italiano, sono all'avanguardia. "Siamo i primi al mondo", ha ricordato il presidente del Coni Gianni Petrucci. Ma questa sera, alle 18, la Lega tornerà a parlare della questione che più sta a cuore alla Serie A: la data del recupero della giornata sospesa.