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Maroni, assist a Tremonti: "Geniale, sarà utile alla Lega"

Bobo al Corriere: "Dopo Bossi impossibile un capo carismatico. Il leader? Potrei non essere io. Giulio lo stimo"

Giulio Bucchi
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Il futuro della Lega, almeno quello a stretto giro di posta, potrebbe essere Giulio Tremonti. Fantapolitica? No, almeno a leggere tra le righe quello che ha detto in un'intervista al Corriere della Sera Roberto Maroni. Proprio, lui, Bobo, l'uomo nuovo (almeno in parte) del Carroccio e leader designato in questi giorni di caos padano, si sbilancia e spiega che dopo il Senatùr "non verrà un nuovo Bossi, perché un leader carismatico è per sua natura insostituibile". Anche per questo, la Lega si è affidata per ora a un triumvirato in cui però Maroni è di fatto la punta di diamante e Calderoli e la Dal Lago le spalle. Assist a Giulio - Verrà "un nuovo assetto e una nuova squadra" ma a guidarla "potrebbe anche non essere Roberto Maroni", è la botta di Bobo, che forse per pretattica e per non bruciarsi troppo in anticipo si tira fuori. E serve un assist d'oro all'uomo che della vecchia Lega era il valore aggiunto, perché ufficialmente non ne faceva parte: Giulio Tremonti. L'ex ministro dell'Economia era la cerniera tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, tra il governo e le istanze del Nord. Crollato il rapporto con il Cav, Tremonti è rimasto isolato. Ma con il Carroccio il feeling si è mantenuto saldo anche se, rivela l'ex ministro degli Interni, "con lui i rapporti ora sono freddi. E' insofferente a ogni critica - prosegue Maroni -. Io però lo stimo molto. Ha spunti geniali. Nella fase di progettazione che ci attende il suo contributo sarebbe prezioso". Ma con Tremonti in lizza per la leadership ci sono anche i giovani padani: Zaia, Cota, Tosi, Giorgetti. Film dell'orrore - Quello che verrà "sarà un segretario davvero federale, collegiale, primo inter pares che tenga insieme il partito, se no - avverte - frana tutto". Anche perché "ogni giorno ne spunta una nuova, adesso i lingotti e i diamanti... Roba da film dell'orrore più che da partito politico". Maroni, comunque, resta convinto che il  Senatur non sapesse nulla della vicenda che ha travolto il Carroccio. "Continuo a credere - sottolinea - che l'Umberto Bossi che conosco io sia diverso. Mi pare impossibile che sia   cambiato. Mi pare impossibile che fosse consapevole di quanto accadeva. Se verrà accertato il contrario me ne dispiacerò". Intanto bisogna ripartire con la politica e "l'indipendenza della Padania resterà sempre il nostro progetto, la prospettiva - assicura - non è affatto tramontata, anzi, il momento è propizio". E "l'istinto prevalente" è quello di "puntare sull'identità e andare da soli" anche se su una futura ripresa dell'alleanza con il Pdl deciderà il congresso. La premessa, però, per riavviare un eventuale  dialogo è che il partito di Berlusconi riconosca "l'errore di aver sostenuto Monti". Quanto agli scandali in Lombardia, Maroni assicura che la Lega non farà cadere Roberto Formigoni. "Se poi lui nel 2013 deciderà di andare a Roma noi ci candideremo a governare la Lombardia".

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