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Lavitola in carcere a Napoli La sorella: "Ricatto al Cav"

Ex direttore L'Avanti in Italia dopo 8 mesi di latitanza, nuove accuse dei pm. "Voleva 5 milioni da Berlusconi per tacere"

Giulio Bucchi
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Valter Lavitola è tornato in Italia dopo 8 mesi di latitanza in America Latina e appena messo piede a Fiumicino è stato raggunto da due nuove, pesanti accuse: corruzione internazionale a Panama e associazione a delinquere legata ai fondi per l'editoria in qualità di ex direttore ed editore de L'Avanti. E come se non bastasse, la sorella parla di una richiesta di 5 milioni che lo stesso Lavitola stava per avanzare a Berlusconi in cambio del suo silenzio. La minaccia - Lavitola, questa la versione resa da Maria Lavitola i pm napoletani lo scorso 17 febbraio - intendeva far recapitare a Silvio Berlusconi una lettera nella quale vi era una richiesta di 5 milioni di euro. E se l'ex premier "non li dava, Valter una volta tornato in Italia avrebbe avuto tutte le giustificazioni anche morali per dire tutto quello che sapeva su Berlsuconi". La donna ha detto agli inquirenti di aver "paura" del fratello "che è molto manesco" e racconta di una telefonata "circa 20-30 giorni fa", specifica, nella quale l'uomo latitante le intima di cercare un "contratto di pubblicità stipulato da L'Avanti con Berlusconi fra il 1998 e il 2002/2003". Tutti i fascicoli - Le nuove indagini dei pm napoletani che si vanno ad aggiungere ai già numerosi fascicoli aperti da varie procure italiane: Lavitola è indagato a Roma per estorsione ai danni di Silvio Berlusconi nell'indagine su Tarantini e il sexgate pugliese e a Napoli per rivelazioni di segreto d'ufficio e corruzione nell'ambito dell'indagine P4 su Finmeccanica. E ancora a Bari è coinvolto in un'indagine per indotto Tarantini a false dichiarazioni nei confronti di Silvio Berlusconi, secondo cui l'ex premier non sapeva che le ragazze portate alle sue feste dal faccendiere barese non erano escort. Per questo la Procura aveva spiccato nei suoi confronti un ordine d'arresto. Le nuove accuse - Volto tirato, trolley blu, zainetto beige e piumino senza maniche, jeans e scarpe da ginnastica, così Lavitola è atterrato alle 6.41 di questa mattina all'aeroporto di Fiumicino e, giunto negli uffici della polizia giudiziaria, gli sono stati notificati gli atti quindi è stato trasferito al carcere di Poggio Reale, a Napoli.. Proprio la Procura partenopea, guidata dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, gli ha notificato il nuovo reato di corruzione internazionale. Gli inquirenti parlano di "mercimonio" con cui Lavitola corrompeva esponenti del governo di Panama per ottenere in cambio appalti. Nell'ordinanza di custodia cautelare a carico dello stesso Lavitola sono coinvolti anche il senatore Pdl Sergio De Gregorio e di una dozzina di altri indagati. "Mi difenderò con le unghie e con i denti", ha detto all'Ansa il senatore De Gregorio: "Non essendomi mai sottratto all'autorità giudiziaria - ha aggiunto - non capisco quale necessità ci sia di questa misura cautelare". Elicotteri e regali - Per l'appalto da 176 milioni di euro relativo alla costruzione di nuove carceri, un imprenditore avrebbe offerto al presidente di Panama Martinelli un elicottero del valore di otto milioni di euro. L'affare poi sarebbe saltato dopo il coinvolgimento nell'inchiesta di Lavitola, che era il "mediatore accreditato" presso il governo centroamericano e le autorità italiane e avrebbe reso possibile "l'intesa" tra gli esponenti di un'azienda italiana e le autorità panamensi. Il valore dei beni promessi è stimato in circa 28 milioni di euro mentre le somme effettivamente corrisposte sono di 530mila euro e 140mila dollari. Finanziamenti per l'editoria - Altre accuse riguardano i finanziamenti all'editoria: le somme incassate da L'Avanti sarebbero state distratte dalle casse della società editrice e destinate a "soggetti domiciliati all'estero". Dubbi anche su 500mila euro "ricevuti da Forza Italia" (per cui nel 2004 è stato candidato alle elezioni europee) "la cui effettiva causale è oggetto di accertamenti in corso".  

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