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Lavoro, la strage di stato: le 23 vittime della crisi

Nel 2012 si sono suicidati imprenditori, artigiani e negozianti sfiniti da P.A., fisco, banche, giustizia. Diamo i soldi dei partiti a chi non ce la fa più

Giulio Bucchi
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Una strage di stato: 23 suicidi in tre mesi per colpa delle tasse, dei mancati pagamenti dei crediti, dei fidi negati. La crisi economica, una burocrazia spesso ingiusta e una giustizia dai tempi inumani hanno indotto imprenditori, artigiani, semplici lavoratori a togliersi la vita. Enrico Zennaro, 61 anni, ex capo degli industriali di Rovigo, si è gettato dal terzo piano. Paolo Tonin, agricoltore 53enne, e Giampiero Benvegnù, imprenditore edile anche lui di 53 anni, si sono impiccati. Così come Antonio Tamiozzo (costruttore, 54) e Roberto Manganaro (concessionario d'auto, 47), Franco Nardi (benzinaio, 47) e Vincenzo Di Tinco (negoziante, 60). Angelo Barzan (maestro di musica, 47) si è gettato nel fiume mentre Giuseppe Campaniello, artigiano di 58 anni, si è dato fuoco a Bologna davanti alla sede dell'Agenzia delle Entrate. Per impedire che altri italiani si arrendono a fisco, banche e pubblica amministrazione, a Padova è nata un'associazione dei familiari delle vittime. Libero lancia una proposta al premier Mario Monti: perché non destinare a loro i contributi dei partiti?   Su Libero in edicola oggi, domenica 15 aprile, le storie delle 23 vittime della crisi  

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