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Monti gioca il tutto per tutto: Attenti o me ne vado

Il premier teme la palude e fa la voce grossa con partiti, sindacati e Confindustria. Fornero: "Se non passa la riforma, a casa"

Giulio Bucchi
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«Se il Parlamento non approva la riforma del lavoro, il governo va a casa». Elsa Fornero dice in pubblico ciò che Mario Monti ripete da giorni in privato. Il premier si era sfogato nel Consiglio dei ministri di venerdì, ma, ancora prima, aveva dato sfogo alla sua irritazione parlando con i fedelissimi a Palazzo Chigi. Irritazione dovuta al «rallentamento» che stanno subendo alcuni provvedimenti, in primis la riforma del mercato del lavoro, ma anche per l'apparente litigiosità della maggioranza che, a suo dire, ha reso più fragile l'immagine del suo governo e dell'Italia nel mondo. Meglio tornare «al di sopra dei partiti», allora, cambiare “livello”. Così il ministro del Welfare, che il presidente sente almeno una volta al giorno e con la quale, nel tempo, ha cominciato a fare “gioco di squadra”, ha lanciato urbi et orbi il nuovo ultimatum: «O si approva la riforma o il governo va a casa». Destinatari della minaccia innanzitutto i partiti, ma anche le forze sociali. Confindustria compresa, alla quale la professoressa piemontese riserva pesanti stoccate. Teatro della nuova minaccia è stato un convegno a Reggio Calabria. «Da sinistra ci criticano per essere stati troppo poco incisivi e da destra ci accusano di essere stati troppo incisivi nel ridurre la flessibilità in entrata», premette il ministro. «Il mio obiettivo è tenere la flessibilità buona e cancellare quella cattiva. Sono tutti d'accordo in linea di principio ma poi sulle norme scritte...», aggiunge Fornero. Tutti criticano, è la morale, ma il governo tira dritto: «Non abbiamo vincoli politici. Ci siamo molto interrogati: stiamo facendo le cose giuste? Per il Paese, intendo, non per i sindacati, per le imprese o per la Cgil piuttosto che la Cisl o la Uil». La risposta, evidentemente, è sì. La seconda e più pesante stoccata a Confindustria è sugli “esodati”. «Li creano le imprese che mandano fuori i lavoratori scaricandoli sulla collettività», attacca. Monti, dunque, risponde via Fornero anche ad Emma Marcegaglia, da giorni considerata dal premier il nemico numero uno del governo, responsabile di avere aizzato  giornali finanziari di mezzo mondo contro l'esecutivo. Il cazzotto della titolare del Welfare non è sfuggito ai vertici di Viale dell'Astronomia, impegnati in queste settimane nel passaggio di consegne tra la presidente uscente e il nuovo eletto. In una nota, infatti, Confindustria ha parlato di dichiarazioni che «destano sorpresa e sgomento». Lo stesso sgomento che i cronisti calabresi hanno provato quando, chiedendole una replica, si sono sentiti rispondere: «Non ho tempo di rispondere alle polemiche, sono piemontese e sono abituata a lavorare». Aut aut o meno, la pace armata tra i partiti della maggioranza sulla riforma del lavoro tiene. «Arriveremo ad un compromesso senza stravolgere il testo», rassicura Tiziano Treu, Pd. «Saremo costruttivi», gli fa eco il capogruppo Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto. Mentre Pier Ferdinando Casini, addirittura, guarda oltre: «Dobbiamo andare avanti con la grande coalizione». Martedì, all'incontro dei segretari con il premier, cercherà, come al solito, di mediare. di Paolo Emilio Russo

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