Piazza Loggia: tutti assolti Strage senza colpevoli
Dopo 38 anni la Corte d'appello di Brescia scagiona i quattro imputati neofascisti. Il pm: ricorreremo in Cassazione
La Corte d'assise d'appello di Brescia ha assolto Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino nel quarto processo per la strage di Piazza della Loggia, avvenuta nel 1974. La bomba, collocata in un cestino dei rifiuti in piazza della Loggia, esplose alle 10.12 del mattino durante una pacifica manifestazione antifascista che era stata organizzata per esprimere rifiuto e condanna della violenza eversiva. L'ordigno uccise otto persone e ne ferì 10. Il primo grado - In primo grado i 4 erano stati assolti con formula dubitativa. Nei confronti del quinto imputato del processo di primo grado, Pino Rauti, anch'egli assolto, non era stato presentato ricorso da parte della Procura ma solamente da due parti civili. Uno dei ricorsi è stato dichiarato inammissibile con la conseguente disposizione del pagamento delle spese processuali a carico delle parti civili. Prima di leggere la sentenza, il presidente della Corte d'assise d'appello, Enzo Platè, ha ringraziato i giudici popolari per l'impegno e lo scrupolo profusi durante la durata del processo Le richieste dei pm - Il procuratore di Cremona Roberto di Martino e il pm di Brescia Francesco Piantoni (entrambi applicati al processo di secondo grado) avevano chiesto la condanna all'ergastolo per il medico veneziano, ex ispettore di ordine nuovo per il Triveneto, Carlo Maria Maggi, per l'ex ordinovista Delfo Zorzi, per l'ex fonte dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino, all'epoca dei fatti capitano comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia. Nei confronti di Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, la Procura non aveva presentato ricorso ma lo avevano fatto due parti civili. L'accusa, di conseguenza, non aveva chiesto la sua condanna. Secondo le indagini, cominciate nella metà degli anni '90, l'eccidio era da attribuirsi all'ambiente ordinovista. Delfino, invece, secondo l'accusa, avrebbe saputo quanto stava accadendo ma non avrebbe fatto nulla per evitarlo. "Abbiamo fatto il possibile" - Piazza della Loggia una nuova piazza Fontana? "Dopo 38 anni le speranze sono limitate. Fatti del genere andavano accertati all'epoca. Così non è avvenuto". Roberto Di Martino, pm nel processo di Piazza della Loggia, in coscienza sa di avere fatto tutto quello che era possibile per accertare la verità: "è dal 1993 che ci occupiamo di questi fatti che hanno assorbito una parte non indifferente della nostra vita professionale. Il senso di impotenza? Non è di oggi. I processi hanno una fine fisiologica e dopo trentonno anni...", afferma il pm. Ragiona Di Martino: "manca ancora un terzo grado di giudizio. E' evidente che le speranze sono limitate. Noi però non abbiamo lavorato per niente. L'importante è che c sia un risultato storico". Due sentenze, due assoluzioni per una strage che ha provocato otto morti. E con la probabilità che anche un eventuale terzo grado confermi. "L'importante - osserva il pm Di Martino - è che ci sia un risultato storico. Mi auguro che le motivazioni possano dare risposte parziali che non potranno ovviamente essere in punto di responsabilità personale. Me lo auguro non per noi ma per i familiari delle vittime. Hanno diritto ad avere un perchè". Anche se il pm è ben consapevole che "più passa il tempo, più la realtà processuale e quella storica si avvicinano. E poi metà dei teste sono morti e le carte ormai sostituiscono le voci delle persone". Soddisfatti Zorzi e Maggi - "Sono stato perseguitato per trent' anni. L'attentato di Piazza Fontana, poi Piazza della Loggia. Ora provo una gioia immensa". Carlo Maria Maggi, il medico veneziano assolto esprime la sua "gioia immensa" per la decisione di oggi. Ma non nasconde l'amarezza di tanti anni vissuti "nelle accuse e nel sospetto". "Adesso provo una gioia immensa - afferma - ma per tanto tempo sono stato inascoltato". Aspettava con fiducia l'esito del processo d'Appello Delfo Zorzi. "In un processo solamente indiziario ha vinto il garantismo dei giudici e la passione dei miei legali, avvocati Franceschini, Bortoluzzi e Di Biasi, che ringrazio", dice in un messaggio affidato al legale l'imputato che vive in Giappone dal 1975. "Si è trattato di un processo in cui l'accusa probabatoria non c'era assolutamente, come confermano due Corti e 12 giudici popolari. E' giusto e doveroso seguire ogni pista per arrivare alla verità. Questa pista direi, però, che è arrivata alla fine".