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Bossi per non perdere il Veneto vuole Zaia come successore

Regione più 'padana' d'Italia sempre più marginalizzata dalla leadership lombarda. Senatùr: "Maroni non unisce, ma divide"

Matteo Legnani
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"Maroni divide, mentre il segretario deve essere segretario per tutti". Su queste basi, quel pezzo di Lega (non il famigerato "cerchio magico") che ancora si riconosce nella leadership di Umberto Bossi starebbe "lavorando ai fianchi" il governatore del Veneto Luca Zaia per convincerlo a "correre" per la leadership del Carroccio in occasione dei prossimi congressi. Tra questi, anche il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, per il quale "non c'è ragione per escludere a priori un veneto dalla leadership della Lega". In effetti, la mossa farebbe venire meno i maldipancia di una regione fin qui marginalizzata dai lombardi a livello di potere nel partito, nonostante risultati elettorale percentualmente più rilevanti. Zaia, però, l'ha ripetuto più e più volte: "Sarebbe irresponsabile da parte mia raccogliere, da presidente della Regione in carica, l'invito a candidarmi alla segreteria federale della Lega Nord". Umberto Nossi, però, non demorde: "Anche se ora tanti sembrano con Maroni" avrebbe confidato il Senatùr ai fedelissimi "rischiamo di perdere mezzo partito". In altrenativa a Bobo e a Zaia resta sempre lui, ipotesi che piacerebbe a molti e che non è forse del tutto uscita dalla testa del fondatore della Lega: cioè, dopo Bossi, Bossi.

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