Lusi, Belsito e amici tesorieri: chi gestisce i soldi dei partiti
Non solo i "cattivi" di Margherita e Lega. All'Idv gestiscono gli immobili di Di Pietro, l'ex Pci vuole più soldi, l'Udc è indagato
Forse sarebbe meglio chiamarli “bilancieri”, cioè coloro che compilano il bilancio dei partiti. Ma, probabilmente, cambiare l'etichetta non basterebbe a rendere meno sexy la carica. Sono i tesorieri. E lo sono perché l'ufficio consiste nella gestione del tesoro dei partiti. Mai nome fu più proprio, mai mestiere fu più pericoloso e tentatore. Provateci voi a gestire flussi di decine di milioni di euro in arrivo dallo Stato tenendo a freno la tentazione di allungare le mani. Qualcuno ci riesce, qualcuno attinge senza farsi sgamare, altri si fanno beccare con braccia e gambe dentro la marmellata. Dal '94, ovvero dall'inizio della seconda Repubblica, i partiti hanno incassato rimborsi elettorali per 2,7 miliardi di euro, spendendone effettivamente soltanto 700 milioni. Il resto? Boh. Ed è in questa zona grigia che è prosperato il mito dei ras delle note spese, rendendo una loro firma più preziosa di un autografo di Lady Gaga. Il catalogo? È sommariamente questo. Rocco Crimi (Pdl). Deputato dal 1994, farmacologo, ex sottosegretario allo Sport, è stato anche il tesoriere di Forza Italia. E, tutto sommato, è il più sereno della truppa. Si sa che il grano, a via dell'Umiltà, lo tira fuori il capo ed è sempre stato così, sia ai tempi di Fi sia adesso col Pdl. Non solo: Berlusconi fa fronte anche ai debiti, dato che garantisce con fidejussioni personali una cifra pari a 179 milioni di euro. Di contro gli azzurri incassano circa 20 milioni di euro all'anno come rimborso elettorale. La soddisfazione di Crimi è essere il tesoriere più ricco: ammonta a 377mila euro la sua dichiarazione dei redditi personale del 2011. Ma le gioie finiscono qui. Da quando il Cavaliere ha lasciato Palazzo Chigi, ha anche chiuso i cordoni della borsa e adesso mandare avanti il partito è diventata dura. Il tesoriere azzurro ha dovuto razionalizzare le risorse e dire tanti no ai candidati sindaci arrivati in pellegrinaggio nelle ultrime settimane per pietire un contributo elettorale. Antonio Misiani è il “leghista” del Partito democratico. Non per le affinità con Belsito, ma per la competenza in materia di federalismo fiscale. Bergamasco, deputato dal 2006, è il tesoriere del Pd da tre anni. Misiani è d'accordo circa la necessità di certificare i bilanci, ma è contrario a tagliare i fondi statali dei partiti. Un “indegno” allievo del suo maestro. Perché Ugo Sposetti, tesoriere della fondazione Ds e storico cassiere del Bottegone, si spinge oltre: la politica italiana «costa poco» rispetto a Germania, Francia e Spagna. Dunque, vuole altri soldi. Pippo Naro fa rima con denaro e i pubblici ministeri fanno fatica a credere che si tratti solo di una casualità. Il segretario amministrativo dell'Udc fu arrestato nel '93 per presunto abuso d'ufficio venendo poi assolto con formula piena. A novembre scorso rieccolo nel mirino delle toghe: sotto inchiesta per una presunta tangente da 200mila euro che un imprenditore ha confessato di avergli pagato. Aspetta l'esito delle indagini, Casini gli ha confermato fiducia. Silvana Mura, oltre a essere la tesoriera dell'Italia dei valori, è anche l'ombra di Antonio Di Pietro. La deputata è amministratrice di Antocri, l'immobiliare di Tonino (la sigla nasce dalle iniziali di Antonio, Toto e Cristiano, i suoi figli) che gestisce il patrimonio immobiliare dell'ex pm e affitta alcune sedi di partito all'Idv. Ficcare il naso nei conti dell'Idv è una pia illusione: Achille Occhetto ed Elio Veltri ci hanno provato, chiedendo una parte del rimborso elettorale per le Europee del 2004 (si candidarono in società con l'Idv): sono ancora lì che aspettano. Luigi Lusi. Che dire? «Sono un tesoriere, non sono un santo», si è giustificato da Santoro. Secondo i pm ha sottratto 20 milioni di euro alla Margherita. Lui: «È il borderline del finanziamento della politica», cioè né lecito né illecito. Ex scout con la passione per i villoni ai Castelli romani, lo snorkeling, gli spaghettini al caviale da 180 euro. L'unica Margherita che ha mai mangiato non era una pizza. Francesco Belsito. Vicenda che parte al volante e finisce (forse) su una volante: era l'autista dell'ex ministro forzista Alfredo Biondi, poi assistente di Maurizio Balocchi. Scomparso il sottosegretario leghista, ne eredita il posto al governo e al partito: tesoriere di via Bellerio. Il primo sputtanamento con l'investimento di soldi del Carroccio in fondi in Tanzania. Il resto della frittata se la cucina da solo raccontando tutti i fatti suoi al telefono mentre la procura di Napoli gli intercetta il cellulare. Ma mica sono tutti così, i cassieri. Al catalogo vanno aggiunti i “tesorieri in ramadan”: Nino Lo Presti di Fli, che si vanta: «Siamo l'unico partito che non prende il finanziamento», non ancora; i “tesorieri pentiti”: il povero Franco Pontone, tirato in mezzo da Fini nella vicenda della casa di Montecarlo; i “tesorieri kamikaze”: Mario Staderini dei radicali che vuole abolire i rimborsi; i “tesorieri visionari”: il mastelliano Tancredi Cimmino, che a Panorama dice: «Monti mi chiami, gli spiego io come risparmiare un miliardo»... di Salvatore Dama