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Gli inglesi: Non vali niente Monti: Meglio della Thatcher

La stampa si rimangia le lodi al premier: "Riforma del lavoro? Una resa". Lui: "Cresceranno economia e occupazione"

Nicoletta Orlandi Posti
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Mario Monti è stato scelto come premier per "salvare il suo Paese dall'orlo dell'abisso greco". Ma la riforma del lavoro "è una resa a coloro che cercano di trascinare" l'Italia verso quel precipizio. Con un duro editoriale il Wall Street Journal si è rimangiato le lodi per il titolare di Palazzo Chigi, paragonato pochi giorni fa a Margaret Thatcher "in un attacco di temporanea eurofollia". E, invece, le ultime modifiche sull'articolo 18, con la reintroduzione del reintegro in caso di licenziamento per motivi economici illegittimi, fanno sì che "la migliore analogia con i britannici possa essere con Ted Heath, sventurato predecessore Tory" della Lady di Ferro. In fin dei conti, osserva il quotidiano americano, la riforma del lavoro, così come originalmente ideata, poteva sembrare "un bicchiere d'acqua per un Paese che ha i problemi economici dell'Italia. Ma almeno prometteva di muoversi nella giusta direzione". Invece, "persino questa modesta riforma si è rivelata troppo per i sindacati e i loro alleati politici". Ma il premier non ci sta. Lui si sente più bravo della Thatcher e al Wall Street Journal ricorda che la riforma "è complessa" e merita "analisi approfondite" e non "giudizi sommari". Riforma, prosegue il premier in una lettera pubblicata sul sito del Wsj che avrà un impatto "grande e positivo sull'economia italiana" e che getta le basi per "l'aumento della produttività e la crescita dell'economia e dell'occupazione".

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