Il Senatùr ora difende il Trota: "Tutta colpa di Roma farabutta"
Dopo dimissioni Bossi fa marcia indietro: "Mio figlio non c'entra, me lo ha provato. Tutto un complotto contro la Lega"
Tradito dai figli, ma il Senatùr non lo ammetterà mai. Umberto Bossi si è dimesso dalla Lega perché ha commesso un errore, soprattutto: far entrare i propri rampolli in politica, dare sempre più potere ai suoi fedelissimi, consanguinei e no. "L'errore è stato mio, il partito viene prima della famiglia", ha ammesso il Senatùr, parlando dell'inchiesta che sta coinvolgendo la moglie Manuela Marrone, il figlio Renzo, giù giù fino ai figli meno in prima linea, Riccardo, Roberto Libertà e Sirio Eridano. E naturalmente Francesco Belsito, l'ex tesoriere accusato da 3 procure (Milano, Napoli, Reggio Calabria) di aver distolto soldi (oltre un milione di euro) dalle casse del partito per pagare le spese private della Bossi family. Il dietrofront - "Paghino tutti, il nome non conta", è la sentenza di Umberto. Che però questa mattina, uscendo dalla casa di Gemonio e prima di recarsi di nuovo a Milano in via Bellerio intorno alle 14, per una nuova riunione leghista, riparte alla carica rivoltando la frittata. La colpa non è dei figli ("Renzo mi ha portato le prove che l'auto è sua, se l'è pagata lui e di questo sono certo perché l'ho visto con i miei occhi") e non ci sono ombre sulla casa ("Avevano sbagliato a rifarmi il balcone che perdeva acqua e allora abbiamo chiamato uno della Lega, un bergamasco, che mi ha detto 'mando mio cugino che ha un'impresa perché la colpa è nostra e quindi rifacciamo i lavori'. Poi - ha proseguito Bossi nel suo racconto davanti ai giornalisti - il tipo non si è più fatto vivo per tanto tempo e non so a chi abbia mandato la fattura"). La colpa semmai è di Belsito: "Io so solo che lui era diventato amico di Balocchi, il nostro vecchio amministratore che si era ammalato e non era più autosufficiente. Belsito è riuscito così a entrare nella Lega e questo, a mio parere, mi sa tanto di organizzato". Aria di complotti - Le leggerezze del Trota Renzo e del Cerchio magico, dunque, non c'entrano. E' un complotto. "Il nuovo tesoriere della Lega Stefano Stefani deve rintracciare tutta una faccenda molto oscura". Di sicuro il Senatùr non ci vede chiaro nell'avvento di "questi qui, che poi si scoprono legati alla mafia, che lavorano per imprese di Stato, che producono armi, armi per le quali servono certificati antimafia. E' una cosa molto ambigua, tutta preparata". Da chi? "Da quelli che abbiamo sempre combattuto, da Roma ladrona e farabutta". Il giorno più lungo della Lega: Bossi si dimette Belsito, Manuela Marrone, Rosy Mauro: leggi le carte dell'inchiesta "Non mollo" - "Lascio per il bene della Lega, dovevo fidarmi di chi mi aveva segnalato certe stranezze", aveva ammesso dopo il big bang di giovedì, al consiglio federale di via Bellerio. "Ma scordatevi che adesso sparisca", ammonisce ancora combattivo. E in una lunga intervista a La Padania, non molla: "Tutta la manovra è chiara: è contro di me e la Lega. Chi ha dei dubbi su questo?". E su Belsito: "Se un amministratore è in combutta da anni con una famiglia della 'ndrangheta, perché si viene a sapere solo adesso? Prima no? Insomma, i tempi sono strani". Mollare, però, mai, perché "io non sono come Craxi". E questa mattina la sorpresa:"Io ricandidarmi al congresso? Lo deciderò solo dopo che sapremo la data certa", prevista in ogni caso per il prossimo ottobre. Belpietro a LiberoTv: "Lega, fine della storia": guarda il videoeditoriale Virtù padane, vizi italiani: la storia del Senatùr