Lavoro, si potrà licenziare? No: Monti ha ceduto al Pd
Riforma, potere ai sindacati: per esuberi si passerà dagli uffici del lavoro. Se il motivo economico non sussite, reintegro
Ci sono voluti 11 giorni per limare il testo e renderlo (forse) digeribile ai sindacati ed ottenere l'avallo politico dei partiti che sostengono il governo Monti. Le novità sono principalmente sul licenziamento per motivi economici: se l'azienda va male e decide di ridurre l'organico. Primo: l'indennità di licenziamento diminuisce da un massimo di 27 a 24 mensilità, che sarà un giudice a definire. Altra novità la conciliazione prevista dal “Rito speciale” con il coinvolgimento delle Direzioni provinciali del lavoro e dei sindacati. O anche di un avvocato o di un consulente del lavoro. Se però il tentativo fallisce si finisce davanti al giudice che può decidere per il reintegro in caso di «manifesta insussistenza del motivo». Ovvero, se viene provato che l'azienda ne approfitta per sfoltire l'organico. La novità è condensata nell'articolo 13 del ddl (comma 4): «La Direzione territoriale del lavoro», spiega la bozza trasmessa ieri sera anche al Quirinale, «convoca il datore di lavoro e il lavoratore nel termine perentorio di sette giorni dalla ricezione della richiesta: l'incontro si svolge dinanzi alla Commissione provinciale di conciliazione di cui all'articolo 410 del codice di procedura civile. Le parti possono essere assistite dalle organizzazioni di rappresentanza cui sono iscritte o conferiscono mandato oppure da un componente della rappresentanza sindacale dei lavoratori...». Nuovi ammortizzatori, Aspi e tutele allargate Leggi l'approfondimento: cosa cambia Pseudo-tedesco - La conciliazione “modello tedesco” (che però in Germania viene fatta fabbrica per fabbrica con un conciliatore), viene affidata agli Uffici per il lavoro. Oggi si finisce in conciliazione per dirimere eventuali abusi, portare a termine trattative economiche o per definire sanatorie ad abusi (assunzioni e regolarizzazioni). Il sindacato interviene solitamente solo come testimone dell'intesa. Invece la norma che finisce adesso al vaglio del Parlamento (forse con il ricorso alla fiducia, tanto per evitare troppe lungaggini), prevede esplicitamente la facoltà di ricorrere ai sindacati. Se entro 30 giorni non si trova un accordo il datore di lavoro può comunque procedere al licenziamento ma si finisce in tribunale. E se gli Uffici del lavoro sono affollati (provare per credere), provate a farvi un giro nei tribunali del lavoro dove per avere una sentenza di primo grado ci vogliono mediamente 18 mesi e 30 per arrivare all'appello. Ad oggi ci sono, in corso, oltre 284 mila cause, una media di 600 a giudice (secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore). Insomma, non ci sarà un solo passaggio ma almeno due. E ancora: in caso di licenziamento discriminatorio il giudice dispone la reintegrazione. Nel caso di licenziamento disciplinare il giudice ha invece la facoltà di scegliere tra reintegrazione e indennizzo (12-24). Non ci sarà l'estensione dell'articolo 18 alle Pmi (meno di 15 dipendenti) per i licenziamenti economici e disciplinari. Ammortizzatori - Resta confermato lo stanziamento per i nuovi ammortizzatori sociali (Aspi): 1,8 miliardi. Ribadito l'accesso al mondo del lavoro attraverso l'apprendistato. Si collega l'assunzione di nuovi apprendisti alla stabilizzazione avvenuta in precedenza e si alza il rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati (da 1 a 1 a 3 a 2). Le nuove assunzioni saranno collegate ai contratti a tempo determinato già firmati (30% nel periodo transitorio, 50% a regime). Ribadita poi la stretta sui contratti a termine con la previsione di un intervallo di 60 giorni tra l'uno e l'altro (oggi 10), per un contratto inferiore a 6 mesi e di 90 giorni per uno di durata superiore. Arriva la stretta sui contratti a progetto: dovranno essere definiti limiti a mansioni. Vietato il recesso prima della fine del progetto. Per i collaboratori è previsto l'aumento dei contributi di un punto l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33% prevista per il lavoro dipendente (fino al 24% per chi è iscritto a gestione separata e ad altre gestioni o pensionati). Tassa sui licenziati - La stretta sui licenziamenti si accompagna anche al nuovo contributo licenziamento, ovvero il datore di lavoro dovrà versare all'Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni (in vigore dal 2013). E poi la Cigs verrà estesa anche alle imprese del commercio (50/200 dipendenti), le agenzie di viaggio (50) e le imprese di vigilanza (15). Confermate le norme per evitare le dimissioni in bianco per le neo mamme (3 anni di tempo per confermare la decisione di licenziarsi) e arriverà il congedo di paternità obbligatorio (tre giorni). Ma solo dal 2013. Spunta anche la delega per «l'armonizzazione» del pubblico impiego. Tradotto: come far digerire i licenziamenti se il datore di lavoro (lo Stato) è a corto di quattrini. Tanto è previsto l'Aspi anche per i contratti a termine. di Antonio Castro