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Quella lettera in cui Rutelli voleva patteggiare con Lusi

Il leader dell'Api dai pm si dice determinato a recuperare tutto il maltolto. Ma due mesi fa era pronto a patteggiare col suo "tesoriere ladro"

Matteo Legnani
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Ascoltato lunedì sera in procura in qualità di perona informata sui fatti, Francesco Rutelli si è presentato a piazzale Clodio con dieci anni di bilanci della Margherita per dimostrare che i vertici del partito sono le vittime del "tesoriere ladro" Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita per aver intascato almeno 20 milioni di euro dalle casse dei Dl, utilizzati poi per acquistare immobili di pregio e per le sue spese personali. Il leader dell'Api ha spiegato che non sapeva nullai immobili acquistati da Lusi. E ha infine ribadito "l'assoluta determinazione dei vertici della Margherita a recuperare tutto il maltolto e distinarlo a finalità pubbliche di interesse generale". Eppure non la pensava così il 2 febbraio scorso, quando in una lettera i pm romani manifestò la volontà di un patteggiamento con Lusi, il quale aveva ammesso ogni responsabilità e si era detto pronto a restituire i soldi. Il capo del partito, Rutelli, era pronto a una transazione, tanto che nella lettera caldeggiava "il rilascio di una fideiussione bancaria ammontante a cinque milioni di euro" per permettere al senatore di restituire una parte dei soldi sottratti. Un patteggiamento che avrebbe, con ogni probabilità, chiuso la partita. Poi, però, lo scandalo. Leggi l'articolo integrale di Rita Cavallaro su Libero in edicola oggi mercoledì 4 aprile

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