Ok su licenziamenti e indennizzi Bersani ottiene la patrimoniale?
Il Pd potrebbe accettare più facilmente una modifica dell'articolo 18, in cambio della tassazione dei grandi patrimoni
Mentre la riforma del mercato del lavoro è alle ultime limature, rispunta la patrimoniale. Provvedimento che non c'entra nulla con la prima. Ma siccome in politica non esistono compartimenti stagni, il mix potrebbe definitivamente sbloccare una partita per nulla facile. La premessa è che il governo ha bisogno, e subito, di nuove risorse. Solo la pratica degli esodati, che si pensava fossero 60mila e invece pare siano oltre 300mila, anche se nemmeno il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, ascoltato ieri dal Parlamento, ha dato il numero preciso, costerebbe 3 miliardi. Pare, poi, che le entrate fiscali siano minori del previsto. Insomma, servono soldi. Tanti e subito. Ma dove trovarli, visto che dove si poteva tassare, si è già tassato? Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, alcuni giorni fa ha rilanciato l'idea di intervenire sui «grandi patrimoni». E ha anche suggerito di aumentare l'aliquota dei capitali scudati (dal 2% al 10%). Ma a pensarla così non è l'unico. «Se si estendono le tutele a chi ora non ce le ha, collaboratori e co.co.pro, si può immaginare una tassazione sui grandi patrimoni», spiegava ieri a Montecitorio il lettiano Francesco Boccia, che certo non è sospettabile di essere un anti-montiano. «Si potrebbero tassare patrimoni immobiliari, sopra il milione di euro, ma anche mobiliari: titoli, azioni». Il governo troverebbe i soldi di cui ha bisogno, il Pd potrebbe accettare più facilmente una modifica dell'articolo 18 sgradita alla Cgil. Licenziamenti e indennizzi: ecco l'accordo sul lavoro Guerra Cgil - Ieri Mario Monti ha incontrato Pier Luigi Bersani e poi tutti e tre i segretari dei partiti che sostengono il governo, il fatidico ABC. Sul tavolo, proprio la riforma del lavoro. Il faccia a faccia con il segretario del Pd è iniziato intorno alle 17.30, nello studio di Monti a Palazzo Giustiniani, ed è proseguito per più di tre ore. Verso le 21.30 li hanno raggiunti Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini. E il vertice è andato avanti fino a sera inoltrata. Il premier ha fretta di chiudere. Vuole che la riforma sia approvata in prima lettura prima delle Amministrative. E una mano gliel'ha data anche Silvio Berlusconi, che ieri ha riunito l'ufficio di presidenza del Pdl, dicendosi disponibile a una modifica dell'articolo 18. Ma a patto che si intervenga anche su altri punti della riforma. A cominciare dalla flessibilità in entrata. I problemi più grossi, però, ce li ha Bersani, tallonato da una Cgil che proprio ieri ha lanciato una petizione online, “Il lavoro non è una merce”, per bloccare la cancellazione del reintegro in caso di licenziamento ingiustificato. Ma sul piede di guerra non c'è solo la Cgil. «L'articolo 18, come la vicenda degli esodati, sono fondati motivi per il licenziamento del ministro Elsa Fornero», ha detto ieri il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Intesa vicina - Per queste ragioni Monti ha voluto incontrare da solo Bersani, prima del vertice ABC. Il segretario del Pd ha insistito sul modello tedesco per quanto riguarda i licenziamenti economici. «Non riguarda solo gli operai, non è un problema della Cgil o del Pd. Qui è in ansia tutto il Paese, persino i manager». A sera, dopo tre ore di faccia a faccia tra il premier e Bersani, e altre due con Alfano e Casini, sembrava che l'intesa fosse vicina. Il punto di mediazione sarebbe quello proposto nei giorni scorsi dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Si tratterebbe di rafforzare il ruolo della commissione di conciliazione tra azienda e sindacati, nel caso di licenziamento economico individuale (così come già avviene per quelli collettivi). Se non si arriva a un accordo, è possibile fare ricorso al giudice che, a quel punto, potrà scegliere tra reintegro o indennizzo, se dovesse verificare che c'è stato un abuso da parte del datore di lavoro. In ogni caso l'onere della prova non sarà a carico del lavoratore, ma del datore di lavoro. Resterebbe, quindi, la fattispecie del licenziamento economico, caso in cui non sarebbe possibile il reintegro. Ma verrebbe molto limitata, rispetto alla bozza iniziale, così da evitare abusi. di Elisa Calessi