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Truffa e finanziamento illecito. Si è dimesso il tesoriere Belsito

Il cassiere del Carroccio avrebbe distratto a vantaggio della famiglia Bossi i fondi dei rimborsi elettorali. Con lui indagati in quattro

Matteo Legnani
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A essere indagato è il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, che in serata ha dato le dimissioni dal suo incarico nel partito: le accuse nei suoi confronti sono di truffa ai danni dello Stato e finanziamento illecito ai partiti e riciclaggio nell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, e dai pm Roberto Pellicano e Antonio Filippini. Insieme a lui sono sotto indagine, secondo una nota ufficiale della Procura di Milano, che procede insieme a quelle di Napoli e Reggio Calabria, ci sono altri due indagati:  Stefano Bonet e Paolo Scala, che hanno gestito le operazioni finanziarie della Lega: per loro l'accusa di appropriazione indebita aggravata oltre che truffa ai danni dello Stato. Non solo in via Bellerio, dei finanzieri si sono presentati anche nell'abitazione privata di Belsito, in pieno centro a Genova. "Per il clan Bossi può essere la fine di tutto" Il videocommento di Pietro Senaldi su LiberoTV Da Boni ai soldi in Tanzania Cronaca dell'anno orribile della Lega Leggi l'approfondimento "Perquisizioni in via Bellerio", Guarda il video di Matteo Pandini su LiberoTv "Rubavano soldi al partito" - Il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, in una nota, ha spiegato che il reato di appropriazione indebita viene contestato a Belsito, Scala e Bonet "con riferimento al denaro sottratto al partito Lega Nord; inoltre si procede per truffa aggravata ai danno dello Stato a carico di Belisto con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso per le spese elettorali". Infine, precisa Bruti Liberati, il reato di truffa ai danni dello Stato è contestato a Bonet e Belsito "con riferimento all'erogazione concessa dallo Stato sotto forma di credito d'imposta in favore della società Siram con sede a Milano". Bilanci falsi - Secondo la Procura di Milano i conti della Lega sono falsi e il tesoriere Francesco Belsito avrebbe distratto soldi pubblici per soddisfare le esigenze della famiglia del Senatùr. Nel decreto di perquisizione, si parla di esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. "Si tratta di esborsi in contanti o con assegni circolari o attraverso contratti simulati", si legge  I pubblici ministeri, inoltre, contestano la falsità dei bilanci del partito. in quanto, scrivono "è inveritiero, non dà conto della reale natura delle uscite, non dà conto della gestione in nero". Da qui l'altro reato contestato, il finanziamento illecito ai partiti. In particolare, i magistrati fanno riferimento ai 18 milioni di euro ricevuti dalla Lega nell'agosto del 2011, una somma che ha avuto come presupposto "la validazione del rendiconto del 2010 sul quale vi è la prova della falsità". Ma i sospetti su una gestione poco trasparente partono dal 2004 (anno in cui Umberto Bossi è stato colpito da ictus). Bossi non è indagato - Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e i suoi familiari, non risultano però indagati nell'inchiesta che coinvolge Belsito. Lo si è appreso da fonti giudiziarie, nonostante il riferimento nel decreto di perquisizione ai soldi distratti dalle case della Lega per andare incontro alle esigenze familiari del Senatùr. L'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è però subito andato all'attacco spiegando che bisogna fare "subito pulizia" nella Lega: il riferimento è a Belisto, ma l'affondo di Bobo non lascia immune il Senatùr. Da par suo, lo storico alleato di Bossi (ormai ex?), Silvio Berlusconi, non ha dubbi: "Umberto è innocente". Contatti con la 'ndrangheta C'è anche un filone calabrese nell'inchiesta che questa mattina ha portato la Finanza nella sede della Lega a Milano. Un filo che legherebbe il mondo delle cosche della 'ndeangheta con quello, della Lega. Alcuni esponenti della 'ndrangheta avrebbero favorito il trasferimento a Cirpo e in Tanzania dei fondi neri della Lega Nord.  Gli accertamenti, ancora in corso ruotano   attorno alla figura di un personaggio ritenuto contiguo ad una cosca   di 'ndrangheta e mirano ad accertare la natura dei rapporti   intrattenuti da quest'ultimo con imprenditori, politici e lobbisti.La difesa di Belsito "Mi fanno la contestazione di finanziamento illecito ai partiti. Io sono tranquillo", ha detto Francesco Belsito, poi ha aggiunto:"Per quanto riguarda gli investimenti in Tanzania, dopo la bufera mediatica abbiamo fatto rientrare i fondi. Dunque il caso è già chiuso"    

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