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Milan, regalaci un sogno: conquista il Camp Nou

Champions, stasera il ritorno dei quarti. Per i rossoneri una sfida impossibile. Guardiola: "Ci faranno un gol"

Andrea Tempestini
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Xavi non si allena da due giorni, ma è convocato lo stesso. Pato non gioca da due mesi e mezzo, ma andrà ugualmente in panchina. C'è tanto, tutto Barcellona-Milan nelle scelte di Guardiola e Allegri. Pep sa che stasera non è possibile rinunciare all'emisfero destro del cervello blaugrana. Sa che la squadra attualmente più forte al mondo ha bisogno di ogni singolo pedone, torre, alfiere per legittimare nei fatti e nei numeri la teorica supremazia. Perché restare a bocca aperta per le fole di Messi o Iniesta si può, rimanerci per un nuovo numero del Papero o per un colpaccio in extremis alla Thiago Silva (ricordate il girone? Quel 2-2 lancerebbe il diavolo: ecco perché - anche - l'assenza del difensore brasiliano è un groppo in gola) non sarebbe il caso. Insomma, Pep è convinto «che il Milan un gol lo segnerà», e sa che stasera deve vincere per forza con le reti  e non solo ai punti: magie sì, ma anche fatti, non pugnette. È questo piccolo ma potenzialmente letale tarlo il vero boomerang del partido, quel quid che rende affascinante e misterioso il calcio degli schemi e dei calcoli esasperati. Il Barça deve farne uno in più del Milan, non si scappa: deve scoprirsi, deve confermarsi, ha il peso e la responsabilità di menar le danze e non fallire in casa propria. I rossoneri di contro hanno la possibilità di difendere, amministrare, incassare e colpire di rimessa, di intelligenza: la fretta non sarà amica di nessuno, ma se il Milan farà le cose per bene potrà trovare un alleato in più anche nel cronometro e nel nervosismo: più che il tiqui-taca potrà il tic-tac dei secondi che passano. E in fondo, gli ultimi a riuscire in quello che sembrava un racconto da almanacchi di fantastoria venivano da queste parti, i nerazzurri di Mourinho due anni fa. In dieci. Allora fu stigmatizzata la partita di trincea e baionetta dell'Inter: chiedete a un qualsiasi milanista se pur di passare il turno sarebbe disposto a fare altrettanto oggi e non stupitevi della risposta. Ma, certo, Allegri ha uomini e qualità per portare il match su binari più accessibili alle caratteristiche della sua squadra. Attaccare e aggirare la difesa blaugrana si può, limitare Messi pure: lo 0-0 di San Siro anzi lascia l'amaro in bocca per quelle occasioni sprecate da Ibrahimovic e Robinho, ma intanto, dopo 34 partite,  i catalani non hanno segnato in Europa. Dunque più che le gambe potrà la testa, anche quella di un Ibra atteso come mai: oltre alla fortuna (chiamiamola così...)  per vincere una Champions la cabeza è ingrediente indispensabile, è il sale nell'acqua che bolle. E se esci vittorioso dal Nou Camp, puoi anche pensare di buttare la pasta. Che sia una partita speciale lo suggella pure l'avvicinamento e la preparazione difficoltosa. La settimana scorsa il Barça era rimasto bloccato in Italia dallo sciopero generale spagnolo, ieri il Milan ha raggiunto la Catalogna con tre ore di ritardo, l'aereo inchiodato alla Malpensa dalla serrata dei controllori di volo francesi. Per fortuna non c'è stato bisogno di una traversata in pullman, forse anche per questo Allegri è comparso in conferenza stampa prima della rifinitura (Abate e Nesta si sono fermati prima della fine della seduta: non sono al top e si sa. Provati anche i rigori) con un ritrovato sorriso, dopo le vulcaniche dichiarazioni del dopo-Catania e dopo l'ennesimo gol fantasma, sul quale è tornato Galliani: «Stasera siamo carichi, quando uno si sente defraudato lo è sempre. Credo che per quegli episodi la tecnologia o giudici di linea siano due bone soluzioni da adottare». Sorvola, invece, l'allenatore, concentrato sulla gara. «Dobbiamo dividere la partita in tre»,  il “programma” del mister rossonero, «attaccare, difendere e fare le due cose insieme».  E quanto agli stimoli per un match del genere, il tecnico toscano è categorico: «Ibra sarà sicuramente motivato, al pari di tutti gli altri: non  esserlo in una situazione del genere è da stupidi», sottolineando come l'attesa sulla prova dello svedese sia lecita ma spesso si osservi dal punto di vista sbagliato: «All'andata ha fatto una buona partita, tanto lavoro per la squadra». Ecco, da Zlatan tutti aspettano il gol, probabile invece che sia decisivo nell'assist, nell'imbeccata, magari per lo sciupone Robinho o per lo spauracchio Boateng, uomo di rottura, in grado di spezzare l'equilibrio del meccanismo blaugrana, che calcoli non possono fare. Un altro 0-0 porta ai supplementari, un qualsiasi pareggio spedisce il diavolo in paradiso. Figuriamoci una vittoria. di Tommaso Lorenzini

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