Ma di lavoro in Italia ce n'è: ecco come trovare i posti vuoti
Ecco tutti i giacimenti da sfruttare: le posizioni lavorative non coperte per mancanza cronica di qualificazione
L'Istat ha appena diffuso dati sconcertanti e drammatici sui livelli di disoccupazione record in Italia. Ma nel nostro Paese, come spiega il giuslavorista del Pd Pietro Ichino in un commento sul Corriere della Sera, esistono enormi giacimenti di occupazioni non sfruttati. Il loro sfruttamento, spiega, "richiederebbe investimenti che sono certamente alla nostra portata". Il primo di questi giacimenti è costituito dagli 'skill shortages', ossia i posti di lavoro che restano "permanentemente scoperti per mancanza di manodopera dotata della qualificazione necessaria per occuparli". Gli scoraggiati - Secondo l'ultimo censimento svolto da Unioncamere, in Italia, nel 2011 risultavano 117mila posizioni di lavoro disponibili, sparse in tutte le regioni del paese, distribuite in tutti i settori e tra tutti i livelli professionali. La stima di Unioncamere è significativa: per ogni disoccupato che cerca lavoro ci sarebbero almento tre lavoratori scoraggiati, ossia potenzialmente interessati a trovare un lavoro ma che non ci provano neppure. Di pari passo viaggiano gli imprenditori scoraggiati, ossia quelli che avrebbero bisogno di personale qualificato, ma che considerano tanto imporobabile trovarlo che non fanno neppure inserzioni sui giornali o richieste all'agenzia di collocamento. Il lavoro settore per settore - Sul totale di questi 117mila posti vacanti, il 26% della manodopoera qualificata viene cercata dall'industria; segue il settore delle costruzioni con il 16% e quindi il commercio con il 14 per cento. Una fetta consistente è quella relativa ad alloggio e ristorazione 11%), quindi sanità (7%), trasporto e logistica (6%), informazioni e comunicazione (3%) e credito, finanza e assicurazioni (2%). Il restante 15% della manodopera mancante appartiene agli altri settori. Investimenti stranieri - Ichino indica poi un altro giacimento da cui "potremmo trarre flussi di centinaia di migliaia di nuove assunzioni ogni anno", che è quello costituito dagli investimenti stranieri, "che l'Italia è stata fin qui drammaticamente incapace di attrarre". Da questo punto di vista, sottolinea il giuslavorista, "in Europa solo la Grecia ha fatto peggio di noi nell'ultimo ventennio. Se soltanto fossimo stati capaci di allinearci a un Paese mediano nella graduatoria europea, come l'Olanda, nell'ultimo quinquennio prima dello scoppio della crisi - sottolinea Ichino - questo avrebbe significato un maggiore afflusso di investimenti nel nostro Paese pari a 57,6 miliardi annui". Con inevitabili ricadute positive a livello occupazionale.